Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il Risorgimento e gli Stati preunitari dell’oppressione e del privilegio

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Il lungo percorso del Risorgimento, che nacque negli ambienti intellettuali sotto l’influenza del pensiero illuministico, si proponeva di  “risorgere” da uno stato di degradazione civile, individuale e collettiva, facendo riferimento ai valori di libertà, uguaglianza e dignità, di cui si erano fatte portatrici le rivoluzioni democratiche del Settecento, e relazionandosi con quello che si definisce il Risorgimento dei letterati, ad iniziare da Dante Alighieri.

Nella fase iniziale del Risorgimento non era implicito il progetto di unificare l’Italia, ma di liberarla dagli oppressori stranieri e interni, al fine di conferire agli italiani una dignità di cittadini liberi dalla servitù e dal dispotismo, affermar mando  i principi liberali e democratici contro i privilegi di casta e di nascita.

Negli staterelli preunitiari dell’ancien régime, basato sull’oppressione e sul privilegio, si rivelava, tramite il percorso risorgimentale, un’aspirazione che si declinava con il sentimento del bene collettivo, che gradualmente divenne motore essenziale del movimento nazionale per l’indipendenza e l’unificazione italiana, per divenire, seppur molto più tardi, il fondamento ideale della cittadinanza repubblicana.

Senso civico e virtù civica sarebbero divenuti anche parte essenziale di un complesso di valori di una pedagogia laica, che avrebbe cercato di affermarsi contro la triste realtà presente in quelli che erano considerati gli Stati preunitari dell’oppressione e del privilegio, designati dalle potenze della Santa Alleanza a Vienna.

Pertanto, promuovere una coscienza nazionale italiana nell’ambito di uno Stato unitario fu concepito, in maniera graduale, dai patrioti del Risorgimento come una condizione per consentire a piemontesi e lombardi, toscani e veneti, siciliani e napoletani di emanciparsi dalla condizione di servitù localistica in una società fondata sulla casta e il privilegio, che umiliava la dignità umana.

 

Con la rivoluzione francese si avviò una lunga lotta alle nazioni dell’oppressione e del privilegio e un costante contrasto alla tradizione di dinastie regnanti e dinastie, che non poteva non coinvolgere successivamente i sudditi di quelli che sarebbero stati gli Stati preunitari dell’oppressione e del privilegio. Pertanto i patrioti volevano diventare cittadini con eguali diritti e doveri in una patria comune.

Circondata da un’idea di sacralità, l’idea di nazione per la quale ci si sacrificava fino a donare la vita, non coinvolse nell’Ottocento solo l’Italia, dove esisteva un sostrato nobile su cui fondarla, che faceva riferimento all’Illuminismo, con l’enfatizzazione del concetto basilare di fratellanza.

Il sentimento nazionale in Italia aveva una peculiarità rispetto alle altre Nazioni, che nell’Ottocento avrebbero raggiunto l’indipendenza e l’Unità: la Grecia, il Belgio, la Polonia, l’Ungheria, la Bulgaria e la Serbia. Siamo soliti definire questo sentimento peculiare italiano “nazione culturale” che poteva vantare una storia molto più lunga rispetto alla nazione politica e all’unità dello Stato. Tale longevità della “nazione culturale” italiana è dibattuta dagli storici, per cui, secondo Gioacchino Volpi, la storia dell’Italia nazione sarebbe iniziata dopo l’anno Mille, mentre per Giorgio Candeloro va collocata nel secolo XVIII.

Su come realizzare la sospirata Unità furono espresse diverse idee che si confrontarono e scontrarono, intorno ad un sentimento comune, che si relazionava all’aspirazione alla libertà ed al progresso. Luigi Settembrini riteneva necessario un confronto ed uno scontro di ideali tanto da far apparire i patrioti dei “pazzi”, senza i quali, però,  non ci sarebbe stata l’Italia.

Recentemente siamo soliti interrogarci dando giudizi affrettati di ingratitudine verso quelli che furono i Padri della nazione italiana. Forse, come ha avuto occasione di dire Rosario Romeo nel 1964, ci sarebbe da chiedersi se i patrioti del Risorgimento riconoscerebbero come loro eredi gli italiani di oggi, in un’Italia presente segnata da caotica confusione politica, culturale ed etica.

Come fa notare,  Emilio Gentile, c’è tanta differenza fra il sogno della “grande fratellanza” dei cittadini e patrioti italiani che fecero l’Italia e la decadenza dei valori,  che purtroppo si evince oggi  dal “grande fratello” televisivo.

 

 

Bibliografia:

Rosario Romeo- Il giudizio storico sul Risorgimento- Bonanno- 1987
Indro Montanelli- L’Italia del Risorgimento- Rizzoli- 1972
Alberto Banti- Il Risorgimento italiano- Laterza- 2009
Gilles Pècout- Il lungo Risorgimento- Bruno Mondadori – 2011
Domenico Fisichella- Il miracolo del Risorgimento- Carocci Editore- 2010
Lucio Villari- Bella e perduta- L’Italia del Risorgimento- Laterza 2012
Alberto Banti- La nazione del Risorgimento- Einaudi 2011
Emilio Gentile- Italiani senza padri- Laterza 2011
AAVV- Atlante culturale del Risorgimento- Laterza- 2011

 

 

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