Esoterismo del conte di Cagliostro, massone e Rosa-Croce

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Categoria: Storia XVIII sec.
Creato Mercoledì, 21 Ottobre 2015 21:57
Ultima modifica il Mercoledì, 21 Ottobre 2015 21:57
Pubblicato Mercoledì, 21 Ottobre 2015 21:57
Scritto da Tommaso De Chirico
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simbolo alchemico esotericoIl conte di Cagliostro descrisse per la prima volta la sua gioventù, e i viaggi allora compiuti in Oriente con il precettore Althotas, nei suoi “Mémoires”, pubblicati nel 1786 in occasione del Processo di Parigi.

I fatti da lui raccontati, con tutti i particolari, sono stati spesso oggetto di discussione per studiosi e storici; qualche informazione a riguardo, con la narrazione di episodi inediti, si trova anche nelle opere del 1791 dell’abate Marco Giuseppe Compagnoni di Lugo, quali, in particolare, la “Corrispondenza segreta sulla vita pubblica e privata del conte di Cagliostro”, il “Saggio sulla vita segreta del conte di Cagliostro”, gli “Aneddoti della vita di Cagliostro”, egli “Arcani svelati della Setta degli Illuminati e dei Liberi Muratori”.

Tuttavia, comunque s’interpretino gli eventi, siano essi reali o frutto di fantasia, un fatto è certo: accanto a episodi sicuramente veri della sua vita giovanile, molto di quanto espresso rappresenta soprattutto una metafora.

Cioè, assai probabilmente, la descrizione accurata degli stessi, ricca di simbolismi, testimonia un lungo viaggio iniziatico compiuto per una rapida evoluzione della consapevolezza dei suoi poteri e della sua crescita interiore.

Questo viaggio, che lui cercò di insegnare agli Adepti della sua “Massoneria Egizia”, e che è ben descritto nel “Rituel de la Maçonnerie Egyptienne”, si ritrova anche nel Libro: “La Très Sainte Trinosophie”, attribuito al Conte di Saint-Germain.

E’ importante anche far rilevare che una copia di quest’ultimo manoscritto, che tratta principalmente di chimica cabalistica, fu trovata nel febbraio del 1798, in occasione della neo-proclamata Repubblica Romana, dai soldati francesi del gen. Massena tra le carte di Cagliostro giacenti ancora in Castel Sant’Angelo in Roma [1].

 

Questo è un altro episodio, che testimonia la sua profonda conoscenza dei meccanismi dell’Occulto e dei Misteri della Vita, accuratamente descritto da Paul Christian dalla pagina 145 del suo libro del 1870: “The History and Practice of Magic”: “[…] Ermete-Thot fissò i due termini. Il primo è la Rosa, perché ha forma sferica, è simbolo di unità perfetta ed il suo profumo ci rivela la vita. Questa Rosa sta al centro della Croce, in un punto in cui si uniscono i vertici di due angoli retti. Queste rette possono essere prolungate all’infinito, in direzione   dell’altezza, della lunghezza e della profondità. Il simbolo è l’Oro che indica, nelle Scienze Occulte, la Luce e la Purezza. Nella sua saggezza Ermete lo chiamò Rosa-Croce, cioè Sfera dell’Infinito. Sopra la Croce scrisse la parola INRI. Ogni lettera esprime un mistero: I simboleggia il Principio creativo e la manifestazione della Bontà Divina che nutre la Materia (IGNI); N è la Materia passiva, la base di tutte le forme (NATURA); R è l’unione dei due Principi e la continua trasformazione della realtà creata (RENOVATUR);I simboleggia ancora il Principio Creativo Divino (INTEGRA). Gli antichi Magi portavano al collo una catena d’oro con l’effigie della Rosa con la Croce. Per evitare di esprimere il reale significato della parola sacra INRI, sostituirono queste quattro lettere con le figure della Sfinge-Uomo, del Toro, del Leone e dell’Aquila: i quattro Evangelisti”.

Chi parla è proprio il conte di Cagliostro in occasione di un incontro, avvenuto pubblicamente a Parigi il 10 maggio 1785; testimoni diretti furono Antoine Court de Gébelin, pastore protestante, iscritto alla Loggia dei “Filaleti” e a quella degli “Eletti di Cohen”, e il duca de La Rochefoucauld. Qui il conte, tra gli altri argomenti esoterici, parlò anche dei simbolismi presenti nel suo “Rito di Massoneria Egizia”.

E’ un bellissimo esempio di profondità di pensiero e di chiarezza intellettuale, che rende evidente, in modo esplicito, la sua appartenenza al Movimento dei Rosa-Croce.

Nel seguito del testo, sempre riprodotto in corsivo dall’originale di Paul Christian, Cagliostro dice ancora di più: parla del nome proprio o personale, di numerologia, e del significato esoterico delle lettere dell’alfabeto.

Così allora tutti si espressero unanimemente: “[…] Cagliostro fece poi un’uscita spettacolare lasciando la Loggia Massonica Francese nella disperazione della propria incapacità di affrontare ragionamenti tanto profondi”.

Una tale presa di posizione indica, comunque, che Cagliostro non può essere identificato con il comune truffatore chiamato Giuseppe Balsamo; evidenzia qualcosa di molto più spiritualmente elevato che solamente dote innata, profonda cultura e preparazione esoterica possono formulare.

Solo uno Spirito Illuminato può spiegare concetti tanto eccelsi e profondi, ed esprimersi in modo così chiaro e semplice!

Ma, di quest’esperienza, in quel secolo non fu un esempio isolato; l’Esoterismo del ‘700 ha illustri rappresentanti, tra cui spicca, in modo particolare, la figura del conte di Saint-Germain.

Molti Autori, tra cui Eliphas Levi, sostengono che Cagliostro fosse un vero “medium”, e che utilizzasse “lIdromanzia”, o Scienza della Divinazione attraverso l’acqua, come strumento per esercitare le sue facoltà, avvalendosi della presenza di giovani prepuberi (i cosiddetti “pupilli”) o di giovanette vergini (le “colombe”).

In realtà, tutto ciò era solo un espediente per attirare l’attenzione e per evitare le critiche di plagio e di manipolazione delle coscienze, giacché era perfettamente in grado, da solo, di vedere l’Aura e il Corpo Astrale delle persone.

Secondo altri, meno spiritualisti ma più esperti in materia psichiatrica e in parapsicologia, il conte possedeva anche delle innate capacità ipnotiche e di suggestione, oltre sicuramente al dono della chiaroveggenza. Secondo taluni, era anche ventriloquio.

I carcerieri in San Leo temevano assai queste facoltà, tanto che evitavano, con ogni mezzo, ogni contatto diretto con il suo sguardo e con le sue parole!

Almeno, questo è quanto era stato loro ingiunto dalla Segreteria di Stato di Roma, come risulta dal “Carteggio”, depositato presso l’Archivio di Stato di Pesaro, tra il Castellano Comandante della Fortezza di San Leo, il conte Sempronio Semproni, e il Segretario di Stato Pontificio, il Cardinale Francisco Xavier de Zelada.

La Curia di Roma, di sicuro, non sottovalutava tali doti!

Doti assai rare nelle persone comuni, e sicuramente mai possedute da quel piccolo furfante palermitano, noto alla Storia con il nome di Giuseppe Balsamo.

 

Abstract dal libro di Tommaso De Chirico: Il conte di Cagliostro nel suo tempo, 2° volume della trilogia sul conte di Cagliostro, Ed. Mnamon, Milano, 2014

 



[1] Vedi Maurice Heim: “Le vrai visage du comte de Saint-Germain”, Ed. Gallimard, Paris, 1957. Il conte di Cagliostro, che amava assai scrivere, tanto che pare avesse compilato addirittura un Diario dei suoi viaggi, aveva raccolto libri preziosi, specie di provenienza orientale. Di tutto ciò non resta più nulla. Quanto era in suo possesso all’atto dell’arresto, fu completamente bruciato nell’”autodafé” che ebbe luogoin piazza della Minerva a Roma all’alba di mercoledì 4 maggio 1791. Per l’elenco completo del suo epistolario, dei manoscritti, delle lettere, dei testi e dei documenti distrutti in quell’occasione, vedi, dalla pagina 218, il libro di Rocco Ritorto: “Pagine Massoniche”, e, dalla pagina 135, l’opera di Antonio Zieger: “Il tramonto di Cagliostro”.