Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il giornalismo rivoluzionario di fine Settecento e il ‘Monitore Napoletano'

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Nell’etimologia il termine ‘Monitore’ rimanda al verbo latino ‘monére’, col participio passivo ‘mònitus’, che racchiude i significati congiunti di ‘ammonire, avvisare, ammaestrare’. Esso contiene quindi non solo il senso generale di ‘dare notizie’, ma quello intenso e forte di scegliere ciò che è  importante da comunicare, ciò che è essenziale da conoscere, su cui riflettere e da cui trarre preziosi insegnamenti. Perciò attrasse, con la sua intensità semantica, gli uomini di cultura rivoluzionari francesi e di altri Paesi di fine Settecento, quando vollero scegliere il nome di un loro importante  e solenne strumento di comunicazione pubblica ai “cittadini’, ormai non più ‘sudditi’, entrati, dopo millenni di servitù, come in un sogno, nell’emozionate e difficile mondo ‘della libertà e dell’eguaglianza’, che richiede conoscenza e riflessione critica, onde essere costruttori di solida vita civile e democratica.

Il primo utilizzo del termine in ambiente rivoluzionario si ebbe nel 1789, quando venne fondato il 24 novembre a Parigi dallo scrittore ed editore  Charles – Joseph Panckoucke il quotidiano “La Gazette Nazionale ou le Moniteur universelle”. Esso nacque  per pubblicare i dibattiti, gli avvenimenti di politica interna ed estera, i decreti e tutti gli atti dell’Assemblea Nazionale Costituente, istituita il 9 luglio, prima espressione della rivoluzione francese, che sarà seguita dalla presa della Bastiglia (14 luglio), dall’abolizione del regime feudale (4 agosto), dalla memorabile “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” (26 agosto), dalla nazionalizzazione dei beni del clero (2 novembre).

Charles – Joseph Panckoucke nacque a Lille nel 1736 e morì a Parigi nel 1798.  Figlio di uno scrittore ed editore, Charles-Joseph si trasferì a  Parigi a 18 anni. Entrato nell’ambiente del grande Illuminismo francese, fu amico di grandi filosofi e intellettuali, in modo particolare di Diderot, dal quale ottenne la licenza per far pubblicare un supplemento dell’Enciclopedie nel 1775, che apparve in quattro volumi nel 1776 e 1777. Pancoucke fece anche pubblicare in due volumi l’indice dell’Enciclopédie, usciti nel 1780. Ma la grande opera legata al nome di Panckoucke resta l′Enciclopédie méthodique (Enciclopedia metodica), una nuova Enciclopedia organizzata per soggetto, invece che in ordine alfabetico. Panckoucke fu anche l'editore dell’altro celebre periodico parigino, il Mercure de France. Ebbe quindi un ruolo importante nella diffusione della cultura nel corso della seconda metà del Settecento. Sua sorella, Amélie, fu una scrittrice e una celebre mecenate di salotti letterari. Anche il figlio Charles Luois fu ugualmente scrittore e noto editore.

“Le Moniteur universelle” divenne poi l’organo ufficiale della Repubblica e pubblicò notizie che restano preziose per seguire gli avvenimenti anche dei paesi toccati dalla Rivoluzione, come Napoli, e che possono essere quindi meglio illuminati con l’occhio di Parigi. In questo senso si è mossa l’edizione del 1999 del ‘Monitore Napoletano’, curata dal benemerito Mario Battaglini, indimenticabile e imprescindibile studioso della Repubblica Napoletana del 1799, che ha pubblicato nell’appendice gli articoli tratti dal ‘Moniteur’ dal numero 26 del 17 ottobre 1798 al numero 364 del 20 settembre 1799, che danno quindi una idea lunga, analitica e preziosa,  della parabola storica del memorabile evento repubblicano napoletano, illuminando anche gli avvenimenti che lo precedettero e lo seguirono, visti da Parigi.

Il legame con Parigi, con la Repubblica madre si espresse in mille modi, ma in modo significativo anche nel riferirsi letterale all’organo ufficiale e divenne anche nel profondo soprattutto, in modo indelebile ed aperto al futuro, il dovere e l’abitudine di guardare anche al di là della propria patria, in un rapporto, in uno scambio fecondo con altre parti d’Italia e con l’Europa, da cui dipendevano anche i propri destini.

Dall’impronta originaria’ illuminista e dell’esperienza dell’Enciclopedìe (o ‘Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri’) del ‘Moniteur’ derivarono quei valori di chiarezza, di essenzialità, di concretezza, di vigore, di coraggio della verità, di libertà dalle tradizioni e di apertura a tutte le scienze sperimentali, alla tecnica, che furono riferimenti ideali per gli estensori di consimili periodici nelle varie parti d’Europa.

In Italia, durante il periodo  rivoluzionario (1796-1799) si ebbero diversi ‘Monitori’ (es. il  ‘Monitore Veneto’ del 1797, il ‘Monitore Bolognese. Repubblica Cispadana’ del 1797, il ‘Monitore Ligure’ del dicembre 1798). Uno dei più importanti fu il ‘Monitore Italiano’ pubblicato a Milano tra il gennaio e aprile 1798, seguito dal ‘Monitore Cisalpino’, che uscì dall’aprile all’agosto 1798. Il “Monitore di Roma” iniziò le pubblicazioni il 21 febbraio 1798, pochi giorni dopo la proclamazione della memorabile repubblica ‘sorella’, e durò molto più a lungo degli altri ‘Monitori’, cioè fino al 18 settembre del 1799.

Aveva sopra la denominazione ‘Libertà’ ‘Eguaglianza’. Sotto il titolo fu riportata questa  frase di Machiavelli ”Si vede come’egli era necessario che Roma fusse presa dai Francesi, a volere che la rinascesse e, rinascendo, ripigliasse nuova vita e nuova virtù”, sostituita poi da una frase di Montesquieu in francese.

Il fondatore formale del ‘Monitore Napoletano’, Carlo Lauberg, era stato redattore di altri giornali rivoluzionari, pubblicando ad es. sul ‘Monitore Italiano’ uno schizzo sulla vita intellettuale italiana negli ultimi secoli dal titolo “Progressi dello spirito umano in Italia”, che esaltava i poeti, gli artisti, gli eruditi, gli storici, gli economisti, i filosofi, che avevano mantenuta viva l’Italia, pur senza libertà e sotto il giogo della superstizione, del dispotismo, e concludeva criticando gli intellettuali che si erano messi al servizio della reazione, contro la Rivoluzione francese, scrivendo contro la libertà, i diritti dell’uomo e del cittadino.

Fu poi Eleonora de Fonseca Pimentel a divenire la memorabile direttrice di fatto del periodico (essendo impegnato politicamente il Lauberg, che poi andò via da Napoli a fine aprile 1799) e lasciare ad esso l’impronta originale e ancora modernissima, che ne fa il più importante giornale politico e culturale italiano di fine Settecento.

Di Lei (che aveva allora venti anni) aveva detto da Vienna in una lettera del 14 agosto 1772 il famoso poeta cesareo Pietro Metastasio, con intuizione profonda delle sue grandi doti intellettuali ed espressive ” Lo stile nobile, chiaro armonioso, le non comuni immagini e pensieri, e le vivacissime espressioni che si trovano in questi brevi componimenti fanno il ritratto e l’elogio del mirabile vigore della mente e dell’amabile sensibilità del cuore di chi gli ha scritti.” Per ossequio alla memorabile e tragica esperienza del 1799, a Napoli negli anni di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat (1806-1815) fu pubblicato un ‘Monitore Napoletano” (1806-1811), ma esso nasceva in un contesto molto diverso, ’napoleonico’, di svolta cesarista dell’esperienza repubblicana liberaldemocratica di fine Settecento, quindi con toni e finalità civili molto diversi da quelli dell’indimenticabile esperienza giornalistica del 1799.

 

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