Misteri napoletani: il convento di Sant’Arcangelo a Baiano

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S. Arcangelo a BaianoNegli anni  del governo vicereale di don Pedro da Toledo, la degradazione a Napoli tocco il suo colmo, facendo immergere il regno nella desolazione più profonda.

L’influenza di una immoralità completa, d’una ignoranza profonda, di un’apatia insultante, gettò gli abitanti fuori i limiti della civilizzazione. Il vicerè spagnolo suscitò un odio così intenso che, radicandosi, generò per anni  insurrezioni e cronico malcontento.

Nel 1540 un  gruppo di giovani e nobili fanciulle furono sacrificate dalle famiglie alla vita monastica e rinchiuse nel monastero di Sant’Arcangelo a Baiano. Il complesso religioso era stato  fondato nel XIV sec. da Roberto d’Angiò, nella zona di Forcella. Ciò che resta oggi di quel monastero è una fatiscente e deserta  dimora di ombre vaganti.

Nel 1860 fu stampato a Napoli un libello già pubblicato in Francia nel 1829 ed attribuito al famoso scrittore Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, Cronache del convento di S. Arcangelo a Baiano, nel quale furono rivelati tutti i presunti misteri consumati tra quelle mura fino al 1577, anno in cui il complesso religioso, a seguito di una serie di delitti,  venne soppresso.

Giovani, belle e nobili, le donne che in quegli anni furono lì rinchiuse non incarnavano certo l’ideale di una vita monastica, tanto che il desiderio di libertà e di amore si trasformò ben presto in rabbia omicida verso tutto ciò che le reprimeva.

“Non dimentichiamo che queste suore  erano state quasi tutte rinchiuse senza  loro volontà o quando questa loro volontà non poteva né doveva ancora prendere alcuna determinazione, che doveva incatenarle pel resto dei lor giorni ed a prezzo dell’eterna loro salute.”

Da lì un susseguirsi di fatti di sangue, consumati in un sinistro silenzio, segnò per sempre il destino di quelle donne infelici e di un luogo che ancora  resta avvolto in un’aura di mistero.

Fra i resti del monastero si dice che ancora  si aggiri il fantasma di Chiara Frezza, una delle suore più giovani che, con altre, fu condannata dall’Arcivescovo di Napoli, Pietro Carafa, a bere della cicuta  per aver intrecciato delle tresche amorose e delittuose. La condanna ordinata a seguito di una ispezione sommaria, fu consumata in gran segreto, onde evitare uno scandalo annunciato.

“Un così atroce fatto, accaduto nel recinto d’un luogo santo abitato dalla più cospicua nobiltà del paese, non poteva restarsene oscuro. Il giorno appresso tutto il paese ne fu a notizia, e le parole sommesse e tronche con le quali si propagava il fatto, contribuirono ad ingrandirne l’orrore.”

Troppi omicidi e troppe libertà sessuali erano state consumate tra quelle mura, tante da sopravvivere per secoli e trasformarsi in una leggenda dal notevole spessore storico.

Tardando il sopraggiungere della morte, la giovane Chiara, vedendo le sue compagne già decedute, con un gesto impietoso si trafisse il cuore, armata dello stesso pugnale con cui era stato ucciso il suo marito mancato.

“Chiara, dopo aver raccolto sulla bocca delle sua amica l’ultimo sospiro di lei, ed averla abbracciata ma senza lagrime, esclamò con immensa forza << Ed io vivo ancora?>> Ed alzandosi ad un tratto s’accosta ad una tavola sulla quale il Vicario aveva fatto deporre le cose ritrovate nelle stanze delle suore, ritrova il pugnale di Giuseppe Piatti, v’imprime un bacio e se lo immerge nel seno.

Quest’atto di coraggio fece atterriti coloro che erano testimoni. I prelati, come se il fulmine di Dio fosse scoppiato sul loro capo, si precipitarono disordinatamente fuori di quel recinto che eglino avevano tanto insanguinato in seguito d’una procedura che aveva infrante le umane leggi divine. Tale fu la catastrofe che segnalò la soppressione del nobile convento di S.Arcangelo a Baiano in Napoli, alle fine del XVI sec.

Questo avvenimento, forse unico nella storia, immerse nel dolore l’intera città nostra, ed io che non l’ho descritto che per Gloria di Dio e per offrire un terribile esempio agli uomini, mi sento il cuore infranto e la penna mi cade di mano.”

Da allora “ … le genti vicine si allontanarono, ed il popolo immaginò che gli spiriti maligni e le ombre di quelli che vi erano stati ammazzati ne facessero loro abituale dimora.”

 

 

Bibliografia:

Stendhal, Cronaca del convento di s. Arcangelo a Baiano, Napoli, 2004

 

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