Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Giornata internazionale per l'utilizzo responsabile dei nuovi media

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Il mondo dei social network amplifica dei problemi che ci sono sempre stati. I social veicolano opere di giornali e di quotidiani anche se gli adolescenti non conoscono i rischi dell'esporsi né le incertezze che possono derivare da giudizi poco lusinghieri.

Ci sono però fatti più seri su cui si è discusso martedì 10 febbraio 2015 presso la sala convegni “G.Zannini” della Clinica Mediterranea di Napoli con il patrocinio della Regione Campania e dell'Osservatorio italiano di Vittimologia, nell'ambito della kermesse “Mondo Donna” dedicata ai problemi delle donne.

Secondo Fabiola Silvestri, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, attualmente si assiste ad una trasformazione, in senso degenerativo, del crimine informatico: mentre prima c'era l'accesso “abusivo” (desiderio di misurarsi con le tecnologie delle infrastrutture critiche nazionali) oggi c'è l'accesso “elusivo” laddove il sabotaggio non è più il fine ultimo ma un modo per carpire risorse personali (phishing, frodi, furto d'identità, etc.).

Nel 1998 il legislatore ha voluto accompagnare il lavoro della polizia di Stato con quella postale in modo da agire sotto copertura mediante una sezione speciale con strumenti adeguati e una preparazione idonea nel contrasto alla pedopornografia perché nella rete si può condividere molto materiale che sarebbe difficilmente censurato.

 

Nel 2006, è stato istituito un centro nazionale (Centro nazionale contrasto alla pedopornografia online) che raccoglie tutte le segnalazioni che giungono dalle istituzioni quando si imbattono su materiale compromettente in modo da creare una “black list” (elenco di indirizzi di posta elettronica o di indirizzi IP che vengono bloccati tra cui il sito dove l'utente si è imbattuto) o per apporvi dei filtri in modo da inibire il contenuto agli altri utenti.

Il mondo dei giovani oggi parla attraverso immagini più che parole, pertanto gli operatori affrontano una sfida che li porta prima a cambiare loro stessi e poi il modo di comunicare.

La ricerca di sé stessi attraverso l'immagine è importante nei giovani in quanto consente loro di assumere una propria identità. Ma il percorso di autostima può essere compromesso se un minore vive l'adulto come una figura lontana dalle nuove tecnologie perché il gap generazionale lo fa sentire inadeguato.

Il telefono azzurro interviene in casi particolari (adescamento on line e  cyberbullismo) offrendo al minore la possibilità di ricorrere ad una linea telefonica gratuita (dal 2010 anche in chat) che agisce su due livelli: ascoltare in termini emotivi e orientare sul da farsi, ad es. una ragazzina si è ritrovata ad essere vittima di bullismo “al femminile” perché subisce il biasimo delle coetanee perché non “fuma” come loro, in questi casi si cerca di parlare coi genitori e col dirigente scolastico il quale può prendere dei provvedimenti oppure chiamare il servizio sociale.

Secondo Rosanna Genni, dirigente dell'Istituto scolastico “Europa” di Pomigliano d'Arco, il gap generazionale è la vera sfida al giorno d'oggi, quindi, l'informazione non deve riguardare solo i ragazzi ma anche i genitori, ad es., nel caso di un ragazzo che non veniva a scuola, si è parlato col genitore il quale si compiaceva del fatto che il figlio stesse in casa tutto il giorno (“non è in strada e, quindi, si pensa che non corra pericoli”).

Anche perché la rete perché può essere utilizzata come strumento di condivisione e per fini didattici: prima i genitori seguivano i figli nelle piazze di paese, oggi lo fanno in quelle virtuali e quando ci provano, assumono gli stessi atteggiamenti dei figli cioè amplificano le proprie ansie non per ottenere consenso (obbedienza) né condivisione (amicizia) ma per autocompiacimento (narcisismo).

Il risultato è che il minore rimane confinato nella sua stanza nella più totale solitudine ed è, quindi, più vulnerabile. Se da un lato il genitore non riesce a gestire la situazione, d'altro canto il minore non riesce a fidarsi degli adulti e se lo fa è solo quando il problema è “esploso” in tutta la sua drammaticità.

 

Dibattito

 

Come si convincono i minori ad accettare il lessico degli adulti?

 

Essere genitore non è facile ma è possibile avvicinarsi agli adolescenti cercando di leggere il loro lessico in quanto il gruppo dei pari ha delle regole proprie al fine di essere accettati dalla comunità virtuale: i followers quando cliccano “mi piace” traducono “piaccio”.

Pertanto gli adulti iniziano a capire che il network non è più uno strumento accattivante e piacersi significa essere accettato. Secondo Roberta de Sio Cesari, psicologa e referente di Telefono Azzurro, i genitori dovrebbero porsi più dubbi che presunzioni:

“Io genitore ti trasmetto un sentimento di fiducia?” – “Ti posso far sentire la mia presenza?” – “Ti posso far capire che ti puoi fidare di me?” – “Ti posso far capire che i followers non sono così importanti come sembrano e puoi esprimerti anche se non sei uguale a tutti gli altri?”

Nel caso del ciberbullismo (atto di prepotenza posto in essere per danneggiare qualcuno) la vittima subisce danni ingenti attraverso la pubblicazione di materiale fotografico posseduto illegalmente oppure la richiesta ad una ragazza di spogliarsi in chat.

Ma c'è anche delle gente (maggioranza silenziosa) che si vede arrivare nel proprio profilo la foto o il video imbarazzante e che, cliccando su “mi piace”, pur ignorandone la provenienza, sembra quasi in combutta col trasgressore iniziale. L'attenzione, quindi, non si ferma al mittente ma a tutti coloro che passano attraverso il network.

 

Quante volte è capitato che da una foto o un filmato nascesse una tragedia?

 

Sono gli stessi internauti che decidono fino a che punto mettere a rischio la propria privacy: le tante informazioni danno modo al malintenzionato di sapere che la vittima sarà in un dato tempo o in un dato luogo (stalking), quindi, le proprie abitudini sono facile bersaglio per tanti apparenti user dietro il quale si può celare il collega antipatico o la moglie divorziata.

È capitato su Instragram che un utente visualizzi un profilo col nome di sua nipote dove c'era la foto di lei con la nonna la quale, saputolo, è andata su tutte le furie interpretandolo come violazione della privacy. Non si vuole fare di tutta l'erba un fascio ma tutto ha un limite.

 

Introdurre un sistema per internet a pagamento, potrebbe inibire i comportamenti devianti?

 

Internet non è gratis perché il costo è sostenuto dalla pubblicità, es. Google fattura centinaia di milioni di dollari perché registra la traccia delle ricerche che possono essere riutilizzare dagli agenti commerciali che hanno tutto l'interesse di avere informazioni personali su potenziali clienti. Un modo per difendersi è di cancellare la cronologia ad ogni accesso.

 

Quali sono le conseguenze quando il genitore è in combutta con il figlio deviante?

 

È successo il caso di un ragazzo che infastidiva un coetaneo, allorché il genitore ha citato in giudizio la scuola per un fatto, che secondo l'accusa, non riguardava la scuola.

Il problema è che il minore, quando si comporta male contro un altro minore che frequenta la stessa scuola anche se il comportamento sia realizza in luogo diverso, rimane comunque un alunno della scuola e, pertanto, soggetto alla sua autorità.

Ecco perché l'atteggiamento dei genitori oggi è iperprotettivo col rischio di perdere l'equilibrio tra comportamento sano e deviante: c'è paura delle sospensioni che invece sono un punto di riflessione anche per la classe. Ma oggi si pensa che funga solo da “stigma” e non da rieducazione.

 

Spesso si vedono molte mamme che postano su facebook le foto dei figli neonati, quali sono i rischi di pedofilia?

 

Di per sé non è sbagliato ma non è da escludere che anche un collega o un utente della cerchia di “amici” possa farne un abuso. La foto posseduta lecitamente, quindi, non è problema quanto piuttosto l'uso che se ne fa. In ogni caso la madre che scatta la foto e la pubblica è cosa ben diversa dallo sfruttamento sessuale del minore da parte di organizzazioni criminali che, tra l'altro, utilizzano canali criptati.

 

Quale margine di libertà i genitori dovrebbero lasciare ai propri figli?

 

Nessuno è al sicuro davanti allo schermo perché oltre alle persone che si sono collegate al momento vi sono anche i potenziali user che potranno accedervi in futuro, perciò, essere “soli”, in realtà, ci fa sentire onnipotenti.

Davanti ad una platea teatrale dal vivo, ad es., nessuno si farebbe vedere ma dietro uno schermo si è capaci di tutto, perfino di pubblicare l'Iban del conto bancario nostro o altrui come dimostrano i casi dei genitori che si ritrovano senza soldi perché un pirata si è impossessato del codice segreto.

 

Che fare quando il virtuale prende il sopravvento sul reale?

 

I minori sono molto competenti sul virtuale ma non sulle ripercussioni che si possono avere sul reale. Molti problemi non sono riferiti neppure al gruppo degli amici più stretti. Ciò che si fa col cellulare o col computer non è virtuale: la richiesta ad una ragazza di spogliarsi in chat, sotto la minaccia della diffusione del video sul web si chiama “estorsione” che è perseguito nel mondo virtuale così come in quello reale.

La rete non crea un mondo parallelo a quello reale ma lo vede solo in una maniera diversa. Il rapporto con le tecnologie impone agli adulti di interrogarsi sempre su come diventare un modello di riferimento per i giovani in una società attuale fatta di incertezze.

 

A che età si inizia a manifestare il ciberbullismo?

 

Nella pre-adolescenza anche tramite estorsione di immagini e filmati personali (sexting). La soluzione più efficace è la prevenzione in famiglia e nelle istituzioni.

 

Cosa accade se si prende in considerazione solo l'osservatore e non il produttore?

 

Il detenere materiale pedopornografico configura il reato anche se il reo fosse solo un osservatore perché, per un tempo anche limitato alla sola visione, le immagini sono state nella disponibilità dell'agente (Corte di Cassazione penale, sez. III, 20.09.2007 n. 41570, Martelli, rv. 237999).

La polizia postale recentemente sta portando avanti un progetto di educazione virtuale nelle scuole (“Non perdere la bussola”) al fine di illustrare ai ragazzi quali sono le insidie che si celano dietro i social network perché il giovane non si rende conto che, a volte, certi comportamenti lo rendono responsabile di un reato: elevare il livello di responsabilità, può contribuire a prevenire reati in futuro.

 

Luigi Badolati

 

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