Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

L'enciclopedia francese. La sintesi del pensiero di Denis Diderot

Condividi

La parola “enciclopedia”, di origine greca, significa ciclo educativo completo. È nata in età ellenistica e ha trovato la sua formalizzazione nelle sette arti liberali con Varrone, nel I secolo a. C, e con Marziano Capella, nel V secolo. Esprime l’aspirazione, presente in tempi diversi, a un sapere unitario e completo.

Con la rivoluzione scientifica, in età moderna, quest’aspirazione si accompagna all’esigenza di una profonda riforma del sapere, nel solco tracciato soprattutto da Francesco Bacone.

Nel 1751 esce a Parigi il primo dei diciassette volumi dell’opera che meglio rappresenta l’illuminismo francese, l’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, ad opera di una società di letterati.

Entro il 1772, nonostante le non poche difficoltà e i molti ostacoli, escono i successivi volumi, seguiti da altri undici di tavole incise su rame e raffiguranti le arti e i mestieri dell’epoca.

L’Enciclopedia nasce dall’idea di un libraio di Parigi, Le Breton, che si era messo in testa di pubblicare la traduzione dei due volumi della Cyclopaedia o Dizionario universale delle arti e delle scienze, un’opera di notevole successo pubblicata a Londra nel 1728,dell’inglese Efraim Chambers, ispirato a un’opera di John Harris, Lexicon technicum, uscito nel 1704. Nel 1745 il libraio parigino ottiene dalla corte il permesso per l’impresa.

Si associa allora ad altri tre librai e si propone d’integrare la traduzione dell’opera con traduzioni di parti di quella di Harris e con nuovi articoli. Le difficoltà subito incontrate aprono, nel 1747, a un nuovo progetto elaborato da Denis Diderot, divenuto direttore dell’impresa per aver già tradotto altre opere dall’inglese.

A lui si affianca per la parte scientifica il giovane Jean d’Alembert, già affermato matematico. Prende quindi corpo l’idea di promuovere la diffusione di una cultura nuova, critica e completa, riguardante tutti gli aspetti dell’attività umana. Nel 1748 i librai parigini ottengono il permesso per la nuova impresa.

Nasce così l’Enciclopedia, un’opera originale e collettiva: il progetto di Diderot e di d’Alembert, infatti, coinvolge ben presto tutti i maggiori personaggi del movimento illuminista francese, come Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Buffon, d’Holbach, Quesnay, Turgot, Helvétius.

I collaboratori, complessivamente, superano il numero di centosessanta, tra i quali non pochi sono gli aristocratici e i membri del clero, anche se la maggior parte proviene dalla borghesia intellettuale e delle professioni.

Nel 1749, l’intensa attività di Diderot subisce una battuta d’arresto per la condanna della sua Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono.

Diderot sconta tre mesi di prigione nel castello di Vincennes, ma, già nel 1751 e nel 1752 escono il primo e il secondo volume. L’opposizione della Chiesa si fa subito sentire con forza e provoca un arresto dei lavori. Molto attiva è l’opposizione dei Gesuiti, che in questa loro battaglia si trovano alleati ai loro tradizionali nemici, i Giansenisti.

Grazie, però, agli appoggi di cui l’impresa gode a corte, essa può presto riprendere e realizzare la pubblicazione dei successivi volumi, fino al settimo nel 1757, quando l’opposizione all’opera si rafforza, e di molto, anche per la guerra dei Sette anni (1756-1763) che mette in cattiva luce importanti collaboratori dell’Enciclopedia per i loro legami col nemico, il re “filosofo” di Prussia, Federico II.

Inoltre, in un articolo dedicato a Ginevra, scritto da d’Alembert, ma ispirato da Voltaire, c’è un pesante attacco a Calvino, presentato come uomo dalla mente illuminata ma dall’”anima atroce”, per aver mandato al rogo Michele Serveto e per la sua rigida proibizione del teatro e degli spettacoli.

Si aggiunge così all’opposizione cattolica anche quella calvinista, mentre Rousseau rompe con gli enciclopedisti e difende la censura sul teatro nella sua Lettera a d’Alembert sugli spettacoli.

Questa situazione e le polemiche che si sviluppano portano d’Alembert, “fiaccato da noie e vessazioni di ogni genere”, come scrive all’amico Voltaire, ad abbandonare l’impresa nel 1758.

Nel 1759 l’Enciclopedia viene condannata dal Parlamento di Parigi e i librai parigini perdono il “privilegio reale” di stampa dell’opera. Tuttavia nel 1666, anche grazie alla soppressione dell’ordine dei Gesuiti in Francia, la pubblicazione dei successivi volumi riprende, ma con l’indicazione di un luogo di pubblicazione falso.  

L’opera finita ha un ampio, immediato, successo e viene ristampata a Ginevra, Lucca, Livorno e Berna. Ispira inoltre opere simili.

Alla voce “Enciclopedia”, nel quinto volume, Diderot scrive:

“Questa parola significa concatenazione di conoscenze; si compone della preposizione greca in e dei sostantivi circolo e conoscenza. Infatti, scopo di un’Enciclopedia è riunire le conoscenze sparse sulla faccia della terra; esporne il sistema generale agli uomini che vivono nel nostro tempo, e trasmetterlo a quelli che verranno dopo di noi; affinché le opere dei secoli passati non siano state inutili per i secoli successivi, affinché i nostri nipoti, divenendo più istruiti, possano essere nello stesso tempo più virtuosi e più felici, e affinché noi non scompariamo senza aver ben meritato del genere umano. Sarebbe stato difficile proporsi un obiettivo più vasto di questo: trattare di tutto ciò che ha qualche rapporto con la curiosità dell’uomo, con i suoi doveri, le sue necessità, i suoi piaceri.Ci siamo resi conto che l’Enciclopedia poteva essere tentata solo in un secolo filosofico, e che questo secolo era giunto”.

Gli enciclopedisti sono convinti di vivere in un secolo di grandi progressi tecnici, scientifici e filosofici.

Nell’Avvertenza in apertura dell’ottavo volume, che riprende la pubblicazione dell’opera dopo una lunga interruzione, Diderot scrive:

“Possa la cultura generale progredire in modo così rapido che fra vent’anni, su mille delle nostre pagine, resti impopolare appena un rigo! I padroni del mondo devono affrettare questa felice rivoluzione. Felice il tempo in cui avranno compreso che la loro sicurezza consiste nel comandare uomini istruiti. I grandi attentati sono stati sempre commessi solo da ciechi fanatici. Oseremmo lamentarci delle nostre pene e rimpiangere i nostri anni di fatiche, se potessimo vantarci di aver appena corretto quello smarrimento dell’intelletto che è così contrario alla quiete della società, e di aver spinto i nostri simili ad amarsi, a sopportarsi e infine riconoscere la superiorità della morale universale su tutte le morali particolari che ispirano l’odio e il disordine, e che infrangono o rilassano la solidarietà generale e comune?”

Dalla diffusione del sapere gli enciclopedisti si aspettano non solo benefici economici e di benessere materiale, ma anche miglioramenti morali e politici.

Merita attenzione anche il Discorso preliminare, in cui d’Alembert indica nel Rinascimento l’inizio dei grandi progressi del pensiero umano moderno ed esalta le figure di Bacone, che fece sentire la sua voce quando “l’abuso dell’autorità spirituale costringeva la ragione al silenzio e poco mancò che non si proibisse al genere umano di pensare”, insegnò a interrogare la natura e a perfezionare le arti; di Newton, che fondò la fisica “esclusivamente sulle esperienze e sulla geometria”; e di Locke, che “creò la metafisica pressappoco come Newton aveva creato la fisica”, costruendo una “fisica sperimentale dell’anima” che studia la genesi delle idee e i loro rapporti.

Accanto a questi tre grandi padri, d’Alembert riconosce un posto importante agli scienziati Galileo e Huygens, ma anche a Cartesio, per le scoperte matematiche e per la sua efficace lotta contro la filosofia scolastica e il dispotismo del principio d’autorità, senza naturalmente seguirlo in quelle sue teorie, come quella dei vortici, “divenuti oggi quasi ridicoli”. D’Alembert mostra come ogni conoscenza derivi dai sensi e nasca come risposta ai bisogni umani; come nascano le associazioni umane e in esse le nozioni di giusto e d’ingiusto, di bene e di male morale, fino ad approdare alla “legge naturale”, conosciuta anche dai popoli più primitivi e che distingue l’uomo dagli animali.

Poi, d’Alembert continua spiegando come dalla riflessione sui principi di giustizia e di moralità nasca la coscienza della diversità, cartesiana, tra l’anima e il corpo e come, dal bisogno di conservare il corpo e di difenderlo dai mali che lo affliggono, nascano l’agricoltura, la medicina e tutte le arti tecniche.

Prosegue a spiegare la nascita della fisica, della matematica e delle scienze sperimentali. L’Enciclopedia è strutturata per ordine alfabetico e tratta di tutte le forme di sapere teorico, pratico e tecnico.

L’orientamento è in generale per il rinnovamento, con gradi diversi d’intensità: in campo teologico, politico ed economico esso è molto prudente, mentre è più accentuato in campo filosofico.

In campo religioso le nuove idee cercano, in molte voci, di convivere con la più scrupolosa ortodossia, mentre quelle filosofiche stese da Diderot sono più radicalmente critiche. In campo politico tendono a un riformismo moderato.

Sono ben presenti nelle voci sulla storia i nuovi principi di critica storica. In campo scientifico si segnalano per il loro valore le voci di matematica, di fisica matematica e di meccanica, redatte da d’Alembert. L’Enciclopedia dedica molta attenzione alle tecniche e al lavoro, nella convinzione che sia giunto il tempo di innalzare un monumento agli inventori di macchine utili, agli scopritori della bussola, ai costruttori di orologi.

Se, pensano gli Enciclopedisti, il disprezzo del lavoro manuale è legato al bisogno che costringe a praticarlo, è adesso giunto il momento di considerarlo degno della stessa ammirazione che l’opinione pubblica riserva al sapere umanistico e alle arti liberali. La crescente utilità delle arti meccaniche è un motivo sufficientemente valido perché gli uomini di scienza le pratichino e la società tutta le onori.

Alla voce “Arte”, Diderot scrive che la separazione tra arti liberali e arti meccaniche ha prodotto il nefasto pregiudizio che “il volgersi agli oggetti sensibili e materiali” costituisce “una deroga della dignità dello spirito umano”; un pregiudizio che “ha riempito le città di orgogliosi ragionatori e di contemplatori inutili e le campagne di piccoli tiranni ignoranti, oziosi e disdegnosi”.

Le parti riguardanti le arti e i mestieri sono ispirate a Bacone, nella tensione verso il riscatto delle “arti meccaniche” e l’unione di teoria e di pratica. A tal proposito, Diderot frequenta le botteghe degli artigiani e si procura alcune macchine per imparare, usandole, a scrivere in modo adeguato del loro funzionamento.

Jean Baptiste Le Rond d'AlembertNel Discorso preliminare d’Alembert avverte che per trattare questi argomenti si deve far ricorso agli operai. “Ci siamo rivolti – scrive – ai più abili di Parigi e della Francia intera.

Ci siamo presi la briga di andare nei loro laboratori, di interrogarli, di scrivere sotto loro dettatura, di sviluppare i loro pensieri, di ricavarne i termini specifici della loro professione, di stenderne delle tavole, di definirli, di conversare con coloro dai quali avevamo avuto delle memorie, e (precauzione quasi indispensabile) di rettificare nelle lunghe e frequenti conversazioni con gli uni quello che gli altri avevano imperfettamente, oscuramente e talvolta infedelmente spiegato.

Ma la scarsa abitudine di scrivere e di leggere dei testi sulle arti rende le cose più difficile da spiegare in modo intelligibile. Di qui il bisogno di figure. Uno sguardo a un oggetto o una sua rappresentazione ci dice di più di una pagina di discorso.

Abbiamo mandato dei disegnatori nei laboratori; sono stati presi schizzi delle macchine e degli utensili; non si è tralasciato nulla di quello che si poteva mostrare distintamente agli occhi”. Nascono così le tavole degli undici volumi dedicati alle arti e ai mestieri.

L’attenzione, però, è diretta soprattutto alle tecniche degli artigiani tradizionali, mentre alla macchina a vapore, destinata ad avere un’importanza sociale straordinaria, non si presta molta attenzione. Viene, tuttavia, descritto il funzionamento automatico della macchina per fare le calze.

Insomma, non si manca di registrare le novità introdotte dall’incipiente rivoluzione industriale, ma, per Diderot e gli enciclopedisti, la vera tecnica è ancora quella artigianale. L’Enciclopedia riflette così il ritardo dell’economia francese rispetto alle novità rivoluzionarie che si stanno realizzando in Inghilterra.

 

Statistiche

Utenti registrati
136
Articoli
3167
Web Links
6
Visite agli articoli
15186995

(La registrazione degli utenti è riservata solo ai redattori) Visitatori on line

Abbiamo 563 visitatori e nessun utente online