Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

L'italianità europea del napoletano Pasquale Villari e la questione meridionale

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Pasquale VillariAntiborbonico per sentimenti liberali e unitari profondi, Pasquale Villari (Napoli, 1827-Firenze, 1917) a Napoli fu allievo  brillante e prediletto di Francesco De Sanctis e si laureò in giurisprudenza nella locale Università.

Esiliato in  Toscana fu professore di Storia all'Università di Pisa e poi all'Università di Firenze (per decenni) e preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di essa. Maestro di generazioni di docenti e di storici, tra i quali Gaetano Salvemini.

Direttore della Scuola Normale di Pisa, ebbe diverse lauree honoris causa, tra le altre delle Università di Edimburgo e di Oxford.

Presidente della Dante Alighieri, dell'Accademia dei Lincei, dell'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia.

Deputato e senatore, fu Ministro della Pubblica Istruzione dal 9 febbraio 1891 al 10 maggio 1892.

Fu autore di opere storiche memorabili sull'età del Rinascimento, su Girolamo Savonarola, su Niccolò Machiavelli, sulla storia d'Italia, sul metodo storico, sull'orientamento positivista da dare agli studi storici e filosofici.

Fu inoltre autore delle famose "Lettere Meridionali" del 1862, uno dei classici della letteratura meridionalistica, attuale ancora oggi.

Volle funerali privati, riservati, senza manifestazioni ufficiali.

La vita e l'opera di Villari dimostrano ancora una volta come il Mezzogiorno, Napoli, le Isole sono stati artefici del Risorgimento, sono stati classe dirigente nazionale, hanno influenzato profondamente la vita culturale d'Italia (creando anzi nei decenni successivi egemonie nazionali, come nei casi dell'abruzzese e napoletano Benedetto Croce, del siciliano Giovanni Gentile, del sardo Antonio Gramsci), hanno affrontato finalmente con piena, franca, libera lucidità, per la prima volta nella storia del Mezzogiorno e di Napoli, resa possibile dall'atmosfera liberale, costituzionale, aperta all'Europa dell'Italia unita ( si pensi alla libertà di stampa, ai liberi dibattiti parlamentari), il complicato problema dell'arretratezza meridionale e delle isole.

Essa è figlia di secoli (fino al 1860) di malgoverno, di regimi assolutisti, di oppressioni clericali e feudali, di assenza di infrastrutture, di marginalità geografica nei confronti dei baricentri italiani ed europei di vita economica, culturale, civile, la cui soluzione è ancora lontana dall'essere pienamente risolta (come è accaduto ed accade in altri paesi, ad es. dal caso basco in Spagna a quello irlandese in Inghilterra, per non parlare degli Stati del Sud degli Stati Uniti e di tante altre aree del pianeta non ancora pienamente integrate nella pulsante, più moderna vita storica degli Stati di cui fanno parte).

Solo dal 1860 in poi, fino ad oggi, vi sono state scosse possenti di animazione civile, di vita politica e rappresentativa, di modernizzazione nei vari centri provinciali e, per la prima volte nella storia del Sud, nelle periferie rurali, montane, abbandonate da secoli a dimensioni immobili di vita elementare, con molteplici isole di sviluppo e poi, con l'età repubblicana (dal 1946 fino ad oggi), con il superamento definitivo della millenaria miseria e con uno sviluppo inaudito della scolarizzazione, delle infrastrutture, di una vita civile finalmente più vicina a quella di altre aree del paese e dell'Europa.

Molto resta da fare, ma moltissimo è stato fatto ed è da ciechi, ingrati, disonesti non riconoscerlo.

 

 

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