Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Un film su Leopardi di Mario Martone: Il giovane favoloso

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È uscito il 16 ottobre 2014, e sta avendo un lodevole successo inatteso, il film su Leopardi del noto regista napoletano Mario Martone, presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2014.

Sponsorizzato opportunamente dal Ministero per i Beni e le Attività Culturale, da Rai Cinema e vari enti, tra i quali la Regione Marche, esso spicca nel panorama spesso superficiale del cinema italiano e tra i film americani colmi di tecnologia e di violenza, di ritmi mozzafiato, riportando la grande arte del Novecento al doveroso ruolo civile che essa dovrebbe avere, nel riprendere alte, nobili memorie e temi, e coinvolgere così intellettualmente ed emozionalmente i cittadini, le cittadine spettatori.

 Il film per massima parte ci riesce efficacemente, anche per la intensa e partecipe interpretazione del bravo attore Elio Germano, con una memorabile rievocazione della Famiglia Leopardi a Recanati, col padre Conte Monaldo, la madre, la sorella Paolina, il mondo popolare vicino al palazzo Leopardi, con la sua mirabile, ordinatissima biblioteca, dove si formò Giacomo, arricchendo native capacità e sensibilità con una scuola dura filologica e filosofica, che sta dietro il grande lavoro poetico e di inaudita riflessione, con l'approdo a risultati, che fanno di Leopardi una delle voci più intense e commoventi e moderne della poesia universale.

Il film conosce gli attesi momenti di alcune poesie efficacemente recitate (dall' "Infinito" a "La Ginestra", anche se manca "A Silvia", alla quale tanti momenti filmici sono dedicati nella sua origine storica).

Il prepotente bisogno di uscire dal piccolo borgo soffocante e zotico, acuito dopo la visita di Giordani, con tentativi di fuga, finalmente riusciti, trasferiscono la rievocazione a Firenze, poi a Roma (ma fugacemente), infine a Napoli, dove Martone si muove a pieno agio, ricreando atmosfere e tipi e situazioni di sicura efficacia espressiva.

Tutti i fondamentali temi della visione leopardiana del mondo sono richiamati: la natura possente, indifferente o matrigna, il dolore, la sofferenza e la fugacità del vivere come destini, l'astrattezza e l'inganno di tante idealità, mirabilmente tradotti in versi memorabili e insieme mirabilmente smentiti dall'affermarsi in controcanto dei sentimenti umanissimi della fraternità, dell'amicizia, della giovinezza, dell'incanto e della pace della natura, della patria, della libertà, dell'amore sempre cercato ( ma sempre deluso).

Intensa ed efficacemente interpretata l'altra Paolina, la napoletana sorella dell'amico più caro di Leopardi, Antonio Ranieri, che mi sembra il personaggio meno riuscito, giacchè prevale in lui il focoso amante fiorentino, il giovane forte, che non corrisponde allo storico letterato (e poi politico), che aveva profondità di sensibilità letteraria e finezza, che soli potevano persuadere in profondità Leopardi a venire a Napoli, viverci per alcuni anni e morirvi.

Un bel film, che ci si augura possa costituire una svolta per riprendere nella grande, ricca storia italiana, letteraria e non, tante grandi personalità e tanti temi cruciali, e possa trovare vasta accoglienza tra le persone amanti della cultura e nelle scuole d'Italia e d'Europa.

 

 

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