Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

L’interesse di Friedrich Engels per Giuseppe Garibaldi e l’impresa dei Mille

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Alla vigilia dell’avanzata di Garibaldi verso la Calabria, la Basilicata era stata teatro di ben altri avvenimenti, con una vittoriosa insurrezione contro i Borbone.

Possiamo a buon dire parlare di rivoluzione lucana del 1860, che fu una delle pagine più belle del Risorgimento.
In un articolo apparso il 21 settembre 1860 nel New-York Daily Tribune, Friedrich Engels scriveva di un movimento insurrezionale in Lucania , anche se il nome del paese, Corleto Perticara, era indicato in maniera erronea quale «Carletto Perticara»

Su Garibaldi Engels, attentissimo agli aspetti più propriamente militari, dava un giudizio favorevole: ne aveva seguito il ruolo nella guerra del 1859 (a cui aveva dedicato diverse pagine), e scriveva, sul New York Daily Tribune del 22 giugno 1860, che l’impresa dei Mille, fin dalla marcia da Marsala a Palermo, era “una delle più stupefacenti imprese militari del nostro secolo, impresa che sembrerebbe quasi inconcepibile se non fosse per il prestigio che precede la marcia di un generale rivoluzionario trionfante”.

Più volte, evidenziando lo sbandamento delle truppe borboniche, Engels scriveva inoltre che “il successo di Garibaldi prova che le truppe regie di Napoli sono tuttora terrorizzate dall’uomo che ha tenuto alta la bandiera della rivoluzione italiana in faccia ai battaglioni francesi, napoletani ed austriaci”.

 

Pochi giorni dopo aggiunse: “le manovre con cui Garibaldi preparò l’attacco a Palermo lo qualificano immediatamente come un generale di grande statura. Fino ad oggi lo conoscevamo soltanto come capo di guerriglieri assai abile e molto fortunato;[...] ma qui noi lo vediamo agire su un buon terreno strategico; ed egli supera la prova da maestro consumato nella sua arte”.

Del piano per liberare l’Italia, Engels scrisse: “dopo lo sbarco in Calabria, che ne ammiriamo la grandiosità […] la sua esecuzione non avrebbe potuto essere tentata in nessun altro paese che non fosse l’Italia, dove il Partito nazionale è così perfettamente organizzato e così completamente controllato dal solo uomo che ha impugnato la spada con successi così brillanti per la causa dell’unità e dell’indipendenza d’Italia”.

Forse l’inconveniente era proprio che quel movimento fosse “controllato da un solo uomo”.

Ma intanto gli elogi aumentavano: il 24 settembre, pur registrando le manovre di agenti che operavano in Sicilia per conto di Cavour e Napoleone III, Engels era ancora sinceramente ammirato: “Garibaldi ha dimostrato di essere non soltanto un capo coraggioso, ma anche un generale dotato di una buona preparazione scientifica. L’attacco aperto a una catena di forti costieri è un’impresa che richiede non soltanto talento militare, ma anche scienza militare”.

In una lettera del 1° ottobre 1860 Engels temette, però, che lo slancio di Garibaldi si stesse esaurendo: “Pare che, militarmente, non ce la faccia più. Le sue buone truppe sono state troppo suddivise nei battaglioni siciliani e napoletani, e non ha più una buona organizzazione, anche per le manovre dei cavouriani. Questi miserabili borghesi sono capaci di rendere fra poco insostenibile la sua posizione. Il pericolo è che debba attaccare prima di essere in condizione di vincere, ma soprattutto che arrivi Vittorio Emanuele”.

Poi un lungo silenzio. Evidentemente Engels avrebbe gradito una prosecuzione dell’impresa di Garibaldi in senso rivoluzionario, ma  forse ignorava cos’era accaduto a Carlo Pisacane, ucciso dagli stessi contadini che voleva liberare e riscattare, e quanto tale vicenda, insieme agli insuccessi degli anni precedenti, avesse messo in crisi il movimento rivoluzionario repubblicano.


Bibliografia:

Marx- Engels- Sul Risorgimento Italiano- Editori Riuniti- 1959

 

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