Feste e processioni, esibizioni di potere, non di religiosità
Tutto il resto è esibizione di potere e di arroganza, segnale esterno del condizionamento antropologico sulla mentalità, sui costumi, sulle tradizioni collettive, che hanno strutturato una visione di tipo mercantile e clientelare del fenomeno religioso, dove i riti, i santi e le sante patrone sono irrazionali forme di richieste e di assicurazioni di benessere, di salute e di salvezza in questa vita e nella creduta altra, come se i Santi e le Sante, il Padreterno, Gesù Cristo e la Madonna fossero dei politici potenti in grado di assicurare protezioni e sistemazioni in cambio di ossequi, contributi, iniziative, presenze ai rituali da essi organizzati. Si tratta di un opportunistico comportamento che non ha niente a che vedere col senso religioso autentico, adulto, severo, riservato, silenzioso, che si nutre di studio e di riflessione, meditativo, sui misteri della vita, del dolore, dell'universo infinito, che ha caratterizzato le grandi anime religiose, a partire da Cristo, rimanendo nel cristianesimo.
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