Narni sotterranea e le sue anime in pena

Categoria principale: Storia
Categoria: Storia e Letteratura - Miscellanea
Creato Venerdì, 25 Luglio 2014 19:49
Ultima modifica il Martedì, 29 Luglio 2014 17:38
Pubblicato Venerdì, 25 Luglio 2014 19:49
Scritto da Antonella Orefice
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E’ una storia che risale al 1979 quella di Narni sotterranea.

Una storia nata dalla passione di un gruppo di ragazzi neo speleologi che, per una pura casualità, si erano avventurati  alla scoperta  dei sotterrane dell’ex convento domenicano di Santa Maria Maggiore.

Era stato Ernani, un anziano contadino del luogo ad accendere la loro curiosità su un pertugio da cui, secondo una sua intuizione, avrebbero  trovato la strada per un tesoro.

Ma tra mura da abbattere e cunicoli da esplorare i ragazzi si trovarono ben presto, se non di fronte ad un tesoro, sicuramente ad una scoperta che avrebbe segnato la loro vita e ridato luce ad un pezzo di storia: una chiesa seppellita dalla polvere dei secoli, occhi di angeli desiderosi di luce e poi quella cella ed il mistero dei suoi graffiti. Tutto questo nel cuore di Narni, una cittadina medioevale immersa nel verde dell’Umbria, uno di quel luoghi in cui il tempo non sembra essere mai trascorso. Ombre di antichi cavalieri tra le stradine scoscese, popolano la fantasia di visitatori in cerca di memorie storiche e brividi di emozione.

Un viaggio avventuroso garantito  per chi, con una immensa dose di sensibilità e passione si predispone a ricevere manifestazioni misteriche. E Narni le trasmette con una generosità quasi surreale, tanto da rendere impercettibile quella linea immaginaria che separa lo scandire dei secoli.

Quante grida di dolore hanno udito quelle mura? E quante lacrime innocenti sono state versate nell’incidere quei graffiti nel tufo della cella? Ricordare, essere ricordati, è questo l’estremo desiderio  che si evince da ogni incisione. Non volevano essere dimenticati quei prigionieri, torturati dal tribunale del S. Uffizio, una inquisizione crudele e spietata che ammazzava innocenti,  armata di santità.

1660, 1759, 1845, sono solo alcune date lasciate incise con il nome di chi non voleva essere dimenticato.

E  grazie all’archeologo Roberto Nini, uno di quei ragazzi neo speleologi del 1979, uno di quelli che “non ha mai mollato”, oggi la storia di quei prigionieri è un cantiere aperto, una ricerca della verità che solo grazie ad una abnegazione vera ed una passione dirompente ha ragione di essere ed operare, affinché quelle grida di dolore possano essere udite, e qualcuno che ancora aspetta da secoli possa almeno trovare un po’ di pace attraverso la giustizia storica.

Nonostante le immense difficoltà che il dott. Nini ha già incontrato durante i suoi lunghi anni di ricerca, qualcosa è già riemerso, ed è stato possibile ricostruire il drammatico epilogo della vita di uno dei prigionieri, Giuseppe Andrea Lombardini, autore di graffiti alchemici ed esoterici, “carcerato innocente nel 1759”, che a distanza di secoli ancora rende palpabile la sua presenza fra quelle mura tetre. Ma non è il solo.

“La verità è figlia del tempo”, ma è grazie ad opere portate avanti con una dirompente passione che può vincere “di mille secoli il silenzio”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le foto sono state gentilmente fornite da Narni Sotterranea