I culti arborei: quando ci si sposava danzando intorno ad un albero

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Sposarsi danzando, facendo dei giri intorno ad un albero, è un'usanza antichissima e si svolgeva durante i riti popolari religiosi. L'albero infatti rappresentava, nel significato più ampio, la vita del cosmo, la sua densità, la sua proliferazione, generazione e rigenerazione che, in quanto vita inesauribile, corrisponde all'immortalità.

Si conoscono a tal riguardo i culti arborei studiati da Tylor, Mannhardt e Frazer. Per la sua natura l’albero si legava ad una vasta gamma di significati che attengono alla mitologia e alla cosmologia magica e teologica.

Nelle culture primitive e popolari tradizionali l’albero è predisposto all’innesto di libertà su fecondità. E' pertanto naturale che questa fondamentale peculiarità abbia indotto molti popoli antichi a farne un simbolo per i propri cerimoniali magici, religiosi.

La diffusione degli ideali della Rivoluzione Francese aveva trovato nell’Albero della Libertà l’espressione collettiva di una simbologia dei tempi nuovi in cui si affermarono i principi di libertà, uguaglianza e fraternità.

Come sostiene Paolo Alatri, con l’inizio del periodo rivoluzionario in Francia si assiste a una vera singolare metamorfosi: l’Albero della Cuccagna si trasforma in Albero della Libertà. Questa trasformazione dell’Albero della Cuccagna - a sua volta derivato dall’Albero di Maggio rinascimentale - è possibile in quanto l’albero è in sé simbolo di vitalità, di rigenerazione.

Tale derivazione si avverte anche nella simbologia popolare della propaganda rivoluzionaria: invito da una parte alla Cuccagna, dall’altro alla giustizia sociale, in questo caso contro l’antico regime”.

Tuttavia l’impiego dell’albero della libertà ha due precedenti rilevanti durante la guerra d’Indipendenza americana contro l’oppressione britannica, allorché nel 1776 a Boston e a New York City fu eretto il Liberty Pole in segno di protesta contro la tassa del bollo imposta dal Parlamento inglese e, con tale simbologia,  si diffuse rapidamente nelle colonie del Nord-America.

Pur nella brevità dell’esperienza repubblicana a Napoli nel 1799, l’Albero della Libertà fu coltivato, amato, sospirato e, alla sua ombra, si infiammarono di una Napoli repubblicana tanti patrioti che, in nome dell’albero della libertà, abbracciarono il martirio per l’uguaglianza civile e la libertà politica che quell’albero della libertà rappresentava.

In molti paesi della Calabria e della Basilicata la cerimonia religiosa e civile del matrimonio fu sostituita da quella delle “nozze con gli alberi”, come riporta uno studio di Raffaele Corso del 1927, Perché l’uomo si sposa ad una pianta:

[…] “Quando una coppia voleva fare a meno del curato e del sindaco, celebrava il proprio matrimonio all’ombra di un albero (che talvolta era il secolare e maestoso olmo della piazza del villaggio) con tre giri di danza e col pronunciare alcune parole sacramentali, che per l’uomo dicevano: Albero mio fiorito Tu sei la moglie, io sono il marito; e per la donna: Albero dalle foglie tu sei marito, io sono la moglie. Il rito assurse a forma di matrimonio civile durante la Repubblica Partenopea. E in tale forma furono celebrati matrimoni anche in Basilicata. La secolarizzazione del matrimonio in tale forma permetteva un facile accesso al divorzio”.

Tuttavia, ha evidenziato in seguito Benedetto Croce, tali forme di matrimonio non vennero regolamentate come nella legislazione francese “perché ne mancò il tempo, o forse anche per una certa prudenza, che ci fu allora, di non mettere mano a mutamenti che avrebbero destato troppo scandalo e ribellione”.

 

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