Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Mosè, Cristo e Maometto nelle loro vicinissime concezioni del mondo

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Gli Ebrei sono un popolo mediorientale antico ed il primo ad aver elaborato una religione gelosa e chiusa in sè, racchiusa in un libro, la Bibbia, con la fondamentale tavola di credenze e di valori, fissata nel decalogo di Mosè, che, secondo la leggenda, l'aveva ricevuto direttamente dal loro dio unico, Jahvè, sul Monte Sinai.

Essi si considerano il popolo eletto da Dio, dal quale hanno ricevuto la verità di fondo, e considerano tutte le altre religioni come "idolatre", fondate su una pluralità di divinità e con una visione antropomorfa del divino, produttrici di falsità intellettuali e di condotte errate.

Per la loro posizione frontale e decisa gli ebrei entrarono storicamente in rotta di collisione e di scontro con altri popoli e sopratutto con l'impero romano tra il primo secolo avanti Cristo e i primi due secoli dopo Cristo, impero che era fondato sulla tolleranza religiosa, ma implicava il fondamentale culto imperiale, da essi rifiutato, provocando la loro sconfitta, la loro dispersione (la diaspora) e la distruzione del loro centro di riferimento, il Tempio di Gerusalemme, loro capitale storica e che è rimasta nei millenni loro riferimento ideale ed ora è stata nuovamente riconquistata con la nascita di Israele.

Considerandosi popolo eletto, gli Ebrei non hanno fatto o fanno proselitismo, limitandosi a trasmettere, per via materna, la loro identità di popolo, di nazione e di religione, crescendo solo per via demografica interna alle loro comunità ed accrescendosi solo per conversioni libere.

Per questo motivo gli Ebrei sono diventati un popolo sostanzialmente pacifico, mai coinvolto in crociate o in processi espansionistici, concentrato a sviluppare le capacità individuali e di gruppo, la loro cultura, la loro complessa e diversa ritualità, nelle aree prima mediterranee, poi atlantiche.

Per la loro diversa e tenace diversità, per la loro refrattarietà ad integrarsi nelle credenze dei popoli con i quali hanno convissuto, essi sono stati esposti a periodiche e tragiche aggressioni da parte degli aderenti delle altre due religioni gelose e chiuse come quella ebraica: la cristiana e la maomettana, che hanno prodotto un virulento antisemitismo secolare, gravido di tragiche conseguenze, fino alla Shoah, ed ancora oggi operante in modo possente, in forme implicite ed esplicite.

È stato giusto e doveroso che gli Ebrei come nazione siano riusciti nel 1948 ad avere un loro stato, Israele, come è avvenuto ed è riconosciuto per altri popoli, che resta come difesa, riparo, baluardo contro repliche tragiche aggressive antisemite, sempre possibili, sempre all'orizzonte nell'imprevedibile processo storico, specialmente pericoloso oggi per gli apocalittici mezzi a disposizione.

I Cristiani sono stati e restano nella loro origine, nella loro storica configurazione anche oggi ebrei, giacchè il loro fondamentale fondatore, Cristo, era ebreo, ha vissuto ed operato come ebreo, si è sempre mosso dentro la visione del mondo ebraico, la madre, il padre e tutti gli apostoli erano ebrei, così come è stato ebreo il secondo fondatore della religione ebraico-cristiana, Paolo.

La visione del mondo cristiano si appoggia sul tronco ebraico, condividendo tutto quello che il libro degli ebrei, la Bibblia, contiene e si configura sostanzialmente come manifestazione piena e completa dell'ebraismo, nel senso che Cristo è visto come il Messia che la religione ebraica configurava e attendeva.

I Vangeli cristiani sono intimamente e costantemente connessi con la Bibbia ebraica, con il mondo popolare ebraico, loro commenti definitivi.

Come ebraismo compiuto e definitivo, il cristianesimo si atteggia anch'esso come portatore assoluto della verità, e vede tutti gli altri, compresi gli stessi padri ebrei non divenuti o che non diventano cristiani, come ostinati eretici o posseduti dal demonio o pecorelle smarrite, verso i quali tutti i mezzi sono buoni e giustificati, per convertirli o combatterli o difendersi, pur in forme diverse, accorte, machiavelliche, a seconda dei tempi e delle opportunità, non escludendo affatto la violenza, anche se si presenta come un messaggio di amore e di fraternità universali, anzi praticandola spesso per millenni.

L'unica naturale differenza con l'ebraismo millenario è che essendo il cristianesimo un ebraismo che si considera  compiuto e pienamente rivelato, verità assoluta pienamente disvelata, che non aspetta più alcuna altra rivelazione, essa deve estendersi e imporsi a tutti gli uomini di tutta la terra e di tutte le epoche, per far diventare l'umanità tutta popolo eletto.

Il cristianesimo è mosso quindi da una spinta possente, irrefrenabile missionaria, che non conosce tragicamente soste fino ad oggi, anzi spinge sempre più oggi, con i nuovi mezzi straordinari della tecnica a disposizione e le inimmaginabili forze organizzative, economiche, formative, di condizionamento antropologico, civile, politico che possiede in quasi tutti i paesi del mondo, se pensiamo ai cattolici, agli ortodossi, ai riformati, tutti nel fondo accomunati dalla stessa visione del mondo.

Fuori dell'orizzonte biblico ed evangelico, non esiste altro orizzonte di verità, per cui tutte le altre civiltà, da quelle orientali ( mesopotamica, egiziana, iranica, indiana, cinese, giapponese ad es.) a quella greca, a quella romana, luminose, alimenti perenni ed indimenticabili di vita libera umanissima intensa e appassionata, sono solo sostanzialmente manifestazioni false, superstiziose o demoniache.

Tranne qualche personaggio di altre civiltà vicino per alcuni aspetti alla loro visione del mondo, come Platone, tutto il resto è stato visto dai cristiani come falsità e corruzione, da combattere, svuotare, demolire e distruggere, anche fisicamente, nei testimoni e nelle loro opere (si pensi alla immane, sistematica distruzione cristiana di templi, opere d'arte, biblioteche greco-romane), a partire da Omero e fino alla chiusura delle scuole filosofiche di Atene nel 529 dopo Cristo con l'imperatore pienamente ebraico-cristiano Giustiniano, in accordo sostanziale di collaborazione con patriarchi e papa, che segna la loro piena affermazione totalitaria religiosa (pubblicamente iniziata due secoli prima con l'imperatore Costantino con l'editto di Milano del 313 dopo Cristo), che resterà tale fino allo scossone possente-liberatorio epocale della Rivoluzione francese del 1789, con la sua memorabile 'Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino', che ha aperto il varco, in modo permanente, agli spazi civili di libertà e di vero rispetto degli uomini e delle donne (e non caso dal 1789 ad oggi tutte le religioni in modo esplicito e sotterraneo sono in guerra con gli immortali principi  trasferiti epocalmente dalla teoria alla realtà concreta e viva della storia).

Sempre dalla stessa piccola area mediorientale dell'immenso nostro caro Pianeta Terra, area che non ha mai brillato fino ad oggi nella storia per grandi creazioni di civiltà (nulla di grande, di vario, e di imperituro è storicamente legato a quell'area), anzi è stata sempre focolaio di conflitti spesso sanguinosi (si pensi agli odierni Siria, Libano, Egitto, al terrorismo islamico estremista), se messa a paragone con altre aree del mondo, è nata una terza religione chiusa e gelosissima di se stessa, quella di Maometto, che è figlia per tanti aspetti dell'ebraismo compiuto cristiano e nipote dell'ebraismo mosaico.

Essa fu elaborata non da un altro ebreo, ma da un esponente della popolazione araba, mai stata protagonista di vera ed originale vita storica, formata soprattutto da nomadi abitanti di aree desertiche, cammellieri e mercanti, con poche cittadine commerciali, tra le quali la piccola e ignota La Mecca, destinata a diventare come la Gerusalemme ebraica e cristiana.

Le religione maomettana ha profondi punti in comune con ebraismo e cristianesimo: legata ad un personaggio centrale e unico, che è in collegamento con un Dio unico e geloso di sè, Allah, e che non tollera altre divinità ed altri culti, i cui comandamenti sono fissati una volta per tutte in un libro sacro e immutabile, definitivo, che non ammette più altra ricerca, ma solo il commento e la migliore interpretazione, il Corano, che si colloca accanto e in concorrenza con la Bibbia e coi Vangeli.

Trovando a svilupparsi in aree da secoli non libere, ma già occupate, egemonizzate da religioni politeiste, e soprattutto dall'ebraismo, dal cristianesimo, ha dovuto, per affermarsi, accentuare la carica di demonizzazione del diverso da sè, elaborando e sistematizzando la fondamentale categoria dell'infedele, graduandolo poi in modo furbesco storicamente, più duro verso i politeisti, più morbido a volte verso le religioni vicine ebraica e cristiana. 

La carica missionaria e di proselitismo della nuova religione maomettana si è caratterizzata fin dalle origini, anche per la mentalità di beduini abituati a convivere da secoli con sostanziali atteggiamenti aggressivi e violenti, di difesa, di attacco, di rapina, come sistematica  "guerra santa" contro gli "infedeli", che dura in sostanza fino ad oggi ed oggi più di ieri pericolosamente con i mezzi immensi a disposizione (si pensi alle risorse petrolifere), con un rifiuto totale della modernità ed un riflesso ancestrale e alto-medievale, dai quali si sono liberati in parte ebrei e cristiani, che sconcertano e fanno paura nell'era dei computer e della bomba atomica.

Chi non è 'mosaico', 'cristiano', 'maomettano', ma vuole essere serenamente solo 'uomo libero', 'donna libera', che non hanno la presunzione e il fanatismo della verità assoluta, ma l'umiltà conoscitiva dell'infinita verità, che non può esaurirsi in nessuna forma definitiva, e praticano l'apertura della ricerca, considerando la Bibbia, i Vangeli, il Corano solo come tre libri storici, accanto a milioni di altri delle varie civiltà storiche fino ad oggi, da leggere e criticare come si fa naturalmente con tutti gli altri, che non considerano altre persone come idolatri, eretici, pecorelle smarrite o infedeli, ma solo "esseri umani", con la loro dignità, che va riconosciuta e rispettata, senza atteggiamenti missionari, di intolleranza, di aggressività, di machiavellica egemonia antropologica e formativa, devono prendere coscienza dei pericoli che incombono nella convivenza civile, derivanti  dalla presenza di queste tre religioni sostanzialmente chiuse in se e in rivalità profonda le une nei confronti delle altre, al di là di superficiali facciate ecumeniche di collaborazioni.

Gli uomini e le donne libere, senza altra qualificazione, devono organizzarsi per difendersi dagli effetti più pericolosi che posizioni religiose (e ideologiche) chiuse e spesso fanatiche possono produrre, rafforzando insieme le garanzie costituzionali sulle libertà civili e la vigilanza intransigente liberale, democratica, repubblicana, rendendo anzitutto "la scuola pubblica e libera", che è formatrice di un abito critico, aperto, rispettoso, sempre più incisiva e decisiva, contro gli effetti quotidiani di contrapposizione ad essa di "sinagoghe" (pochissime), "chiese"(migliaia e migliaia) e "moschee"(in crescita continua), dove si formano e si rinsaldano invece abiti dogmatici, di sostanziale chiusura e di differenza verso gli altri.

Accanto alla scuola pubblica e libera, mille altre forme associative libere devono fiorire e strutturarsi ed operare, per mantenere fluido ed aperto lo spazio civile, onde permettere il libero e sereno espandersi delle varie individualità maschili e femminili, che non si ritrovano, non intendono ritrovarsi nel loro profondo ad essere 'seguaci credenti fideisti mediorientali, titolari di verità e di differenza", la cui equivocità è stata spesso acutamente disvelata poi dalla ormai secolare ricerca storico-sociale-antropologica-psicologica-psicoanalitica.

È chiaro, come premessa di tutto, il rispetto profondo della libertà religiosa e quindi di chi pacificamente e con altrettanto profondo rispetto verso gli altri e verso la libera vita civile si ritrova nel suo vivere intimo e nel suo agire nelle ristrette visioni mediorientali del mondo, fondate su un unico libro e i suoi commenti, ebraica o cristiana o maomettana.

 

 

 

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