Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il libro maledetto e Napoli

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Uno dei libri dalla storia secolare complicata, drammatica, dai contorni di un giallo storico, è il trattato ancora anonimo "I tre impostori" (Mosè, Gesù Cristo, Maometto).

La vicenda è stata ricostruita magistralmente dallo storico francese George Minois (1946), studioso, sulla scia del grande medievalista Le Goff, delle mentalità e della cultura. Egli é autore di più di 30 libri, molti dei quali tradotti in italiano, come 'Piccola storia dell'inferno' (Il Mulino, 1995), 'Piccola storia del diavolo' (Il Mulino, 1999), 'Storia dell'ateismo' (Editori Riuniti, 2000), 'Storia dell'avvenire' (Dedalo, 2007), 'Carlo Magno. Primo europeo o ultimo romano' (Salerno editrice, 2012).

Il libro in questione di Minois ha come titolo "Il libro maledetto. La storia straordinaria del Trattato dei tre profeti impostori", uscito a Parigi nel 2009, tradotto in italiano da Rizzoli editore, Milano, nel 2010, disponibile come ebook nel 2013.

La questione è in questi termini: tutto nasce dall'accusa di papa Gregorio IX nel 1239 contro l'imperatore Federico II, nel periodo più duro e rovente dello scontro tra i due poteri, di aver dichiarato che il mondo intero era stato ingannato da tre impostori, Mosè, Gesù Cristo, Maometto.

L'accusa si tradusse  in una insinuazione che Federico II e il suo segretario Pier delle Vigne avessero scritto un trattato sull'argomento. Scattò la caccia al libro. Ma, come si afferma nella presentazione "Eppure nessuno ha visto il libro maledetto.

E per secoli nessuno lo vedrà, anche se di volta in volta il manoscritto sarà attribuito a personaggi eterodossi da screditare: da Machiavelli a Ramo, da Bruno ad Hobbes, dall'Aretino a Spinoza.

Finchè nel 1719, in Olanda, accade l'imprevedibile: il 'Trattato dei tre impostori' viene stampato in francese. Ma un interrogativo grava sulla pubblicazione: è davvero l'opera di cui si parla dal Medioevo o è una semplice truffa commerciale, una impostura sulla impostura?". Il libro di Minois racconta tutto il giallo relativo al testo accusato, ricercato, condannato.

Il tema e l'accusa delle religioni come imposture politiche intese a dominare i popoli con racconti falsi, contraddittori, puerili, giocando sulla paura e sull'ignoranza di caprari, di pecorari, di vaccari, di contadini/e e servi/e incolti, maggioranza della popolazione, non sono nuove nel mondo occidentale e mediorientale, secondo Minois: anche prima dell'accusa del papa Gregorio contro l'imperatore Federico II erano circolate accuse reciproche di impostura tra mondo greco-romano ed ebraismo, tra mondo greco-romano (es. Celso, Luciano, Giuliano imperatore) e cristianesimo, tra cristianesimo ed ebraismo, tra ebraismo e islamismo, tra islamismo e cristianesimo (si veda la messa all'inferno di Maometto in Dante come falso e dissoluto).

Accuse reciproche dure a morire, che permangono ancora oggi e che avvelenano, possono ancora di più, e pericolosamente, avvelenare il rapporto tra persone e popoli, per cui il rispetto e la tolleranza religiose sono doverose come non mai.

La millenaria origine "greca" di Napoli, con la sua nativa audacia intellettuale, che ha avuto storicamente nella coraggiosa teorizzazione atomistica ed etica di Democrito e di Epicuro una delle vette (accanto a quelle di Platone e di Aristotele), ha creato qui un terreno fertile  nella poesia universale di Lucrezio campano e nei circoli epicurei di Napoli e del Golfo, con la messa in luce dell'origine terrestre e umana delle religioni, figlie della paura e dell'ignoranza.

La linea di audacia intellettuale si è riaccesa nelle posizioni laiche di Federico II e di Pier delle Vigne, fondatori dell'Università di Napoli, che ancora oggi porta il nome del grande imperatore; ha raggiunto uno dei culmini nell'opera filologica di Lorenzo Valla, che, alla corte di Alfonso il Magnifico (il promotore di "un libro al giorno" da leggere e commentare in dialogo), tra Gaeta e Napoli, scrive il saggio memorabile "Sulla falsa donazione di Costantino", nel quale smaschera una delle mistificazioni storiche più clamorose del potere politico cattolico romano.

L'opera di Bruno nolano-napoletano apre il mondo moderno dal punto di vista intellettuale, etico, religioso, e disvela in forme memorabili la natura superstiziosa, incolta, politica delle religioni.

Nella grande scia di Bruno si colloca l'opera di storicizzazione e di demistificazione della natura quasi tutta politica della religione di Pietro Giannone nella sua poco nota, ma fondamentale, opera "Il Triregno", esemplarmente curata in una delle edizioni più note da Fausto Nicolini nella collana laterziana degli 'Scrittori d'Italia", fondata nel 1910 e diretta da Benedetto Croce, ripresa oggi da Giuseppe Recuperati.

L'opera filosofica e filologica di storicizzazione della realtà e in particolare delle religioni trova in Napoli il luogo privilegiato: da Vico a Vincenzio Russo, a Croce, a Ernesto De Martino (es. 'Sud e magia') al nuovo storicismo di Piovani e della sua scuola, all'opera europea dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Gerardo Marotta.

Non a caso tutta l'opera di Croce è messa nell'indice dei libri proibiti dalla gesuitica chiesa cattolica, proprio Piovani inserisce nella sua rigorosa "Collana di filosofia" una edizione, curata da Tullio Gregory, del "Theofrastus redivivus", altra opera coraggiosa di critica politica della religione di autore anonimo della prima metà del Seicento, ma con l'editore Morano finito in crisi, l'opera meritoria e memorabile di Marotta ha trovato e trova ostacoli, ostracismi subdoli di ogni tipo.

Napoli è stato e rimane l'epicentro della lotta più frontale e drammatica tra l'audacia della umana ragione in forme libere e originalissime, che ha ritrovato e disvelato l'origine, la natura quasi tutta politica, storica, antropologica delle religioni, del cattolicesimo in particolare, e l'affermazione prepotente e violenta di un cristianesimo cattolico vaticano miracolistico, superstizioso, politico, di potere e di ricchezza, che si serve dell'ignoranza scientificamente coltivata delle plebi, cittadine e contadine,  e della superbia reazionaria di ceti parassitari, prima feudali, poi conservatori, per distruggere la prima, non escludendo nella lotta quotidiana oltre il fondamentale pulpito e il confessionale pervasivi ed altri mezzi machiavellici anche la violenza camorrista e cannibalesca, come la storia borbonesca mercenaria clericale dimostra storicamente, ad es.durante la Repubblica Napoletana del 1799.

Le due Napoli, della ragione, della emancipazione intellettuale ed etica  e della superstizione, del dogmatismo, del fanatismo,  come ha intuito Cuoco, abitano lo stesso territorio e sono in lotta da secoli con l'inevitabile ricaduta precaria in termini di vita civile, che caratterizza la storia della grande, cara e sventurata città.

 

 

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