Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Num. 12 - 12 marzo 1799

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DUODI' 22. VENTOSO ANNO VII. DELLA LIBERTA';

 

I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE

 

(MARTEDI' 12. MARZO 1799)

 

 

Num. 12

 

Il Ministro dell'Interno nell'assumere l'esercizio delle sue funzioni, ha tracciato in un proclama alle autorità costituite il piano delle lor operazioni future, onde tutte per la lor parte concorrere allo scopo comune, ch'è la felicità della Patria. Il Comitato Centrale approvando tale proclama, ne ha ordinata non solo la spedizione a tutte le autorità della Repubblica, per servir loro di regolamento di condotta, e d'istruzione generale, alla quale vien loro imposto di uniformarsi, ma che fosse altresì stampato ed affisso per istruzione del pubblico: noi diamo un ristretto di tale proclama.

 

Il Ministro dell'Interno della Repubblica Napoletana

ai suoi Concittadini e a tutte le autorità Costituite.

 

Nel momento in cui io sono chiamato dal Gen. in Capo dell'Armata Francese e dal Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana, alle funzioni difficili ed importanti di Ministro dell'Interno, debbo procurarmi lumi da tutt' i miei Cittadini, e richiamare tutti gli sguardi e tutta l'attenzione de' Magistrati e delle autorità pubbliche sui mali, ai quali devesi trovar riparo, su i lavori utili da mettersi in attività, sopra tutt' i rami dell'amministrazione da riorganizzarsi.

 

Miei Concittadini riempitevi della vostra dignità: voi meriterete così la stima dell'Universo e de' secoli futuri. La libertà dee sviluppare il germe di tutte le virtù.

 

Io debbo esporre francamente i principj, co' quali mi regolerò nella nuova carriera, in cui entro; debbo indicare a tutt' i membri della Repubblica, ed in particolare a quelli delle autorità, ch'esistono, o sono per essere stabilite, le regole di condotta, che debbonsi proporre per giungere allo scopo universale, cui tutti tendiamo, all'organizzazione ed al consolidamento per la felicità de' Cittadini, che la compongono.

 

Entrerò in qualche dettaglio riguardante l'amministrazione interna della Repubblica a me affidata.

 

La prima e più importante operazione dei Governo, che deggio mettere in attività di concerto co' buoni Cittadini, è l'organizzazione generale di tutte le amministrazioni, e quella delle Guardie Nazionali, che debbono mantenere la tranquillità interna, assicurare l'esecuzione delle leggi, il rispetto delle persone, le proprietà, la religione, e render la rivoluzione amabile, con impedire i disordini e gli abusi, e con fare in maniera, che vi sia il menomo malcontento possibile, e che la classe la più numerosa, e la più rispettabile del Popolo, la classe di quei, che travagliano, e soffrono, sia sollevata, e risenta i beneficj del nuovo Governo.

 

Per organizzare le differenti autorità, e specialmente le amministrazioni municipali, che sono le magistrature immediatamente emanate dal Popolo, ed incaricate d'invigilare ai suoi interessi, tutt' i Commissarj già spediti ne' Dipartimenti, ed i membri di amministrazione superiori, debbono indicare gli uomini probi, patrioti, attivi, ed illuminati, capaci di far amare e stimare il Governo Repubblicano, e mettere in vigore la probità, la morale, l'ubbidienza, le leggi, che sono gli elementi di un buon sistema sociale.

 

I Commissarj mi debbono rimettere ogni dieci giorni un quadro succinto dello stato de' loro Dipartimenti rispettivi, propormi le misure, che credono utili, e che io dovrò far presenti al Comitato dell'Interno, ed al Governo Provvisorio; ed infine mandarmi le liste degli uomini probi, ed atti ad essere impiegati ne' differenti carichi, che debbono nominarsi dal Governo.

 

La formazione della Guardia Nazionale in ogni ripartimento non è una operazione meno essenziale, e che deve essere istituita secondo i principj generali indicati nel decreto de' 16. Piovoso, riguardante l'organizzazione della Guardia Nazionale del Comune di Napoli, e la cui spedizione accompagna il presente proclama.

 

Il secondo oggetto dell'Amministrazione, che mi è confidata, è l'istruzione pubblica, e la conservazione degli stabilimenti già esistenti per l'educazione della gioventù. In una Repubblica i giovanetti non appartengono solamente alle loro famiglie, ma benanche alla Patria, giacche domani essi saranno Cittadini, e Magistrati, e dalla loro buona o cattiva educazione dipende la felicità, o la infelicità del popolo, del quale essi stessi formano una parte.

 

Tutte le Case di educazione presentemente esistenti siano conservate: solamente siano poste sotto l'ispezione particolare de' funzionarj pubblici, ed in particolare degli Amministratori di Dipartimento, e delle Municipalità. E' molto importante d'invigilare, che si allevino i ragazzi, speranza della Repubblica, ne' principj della Libertà, e dell' Eguaglianza, nell'amore de' loro simili, e della Patria. Che un gene­roso orgoglio Nazionale accenda, ed ingrandisca i loro animi, i quali non saranno più avviliti, e degradati dalla fatale influenza della tirannia: che i loro Maestri facciano rilevare il contrasto del distrutto re­gime, dove bisognava essere schiavo, ed avvilirsi per ottenere il tristo privilegio di opprimere il popolo, col Governo Repubblicano, dove tutti gl'impieghi saranno il premio delle virtù, de' talenti, del patriot­tismo e procureranno la dolce soddisfazione di beneficare, e di concorrere alla felicità degli uomini.

Se vi è una istruzione pubblica per i giovanetti, una ve n'è ancora per gli adulti, necessaria sopratutto a coloro, che sono stati avviliti sotto un lungo dispotismo. Essa è appunto l'istruzione, che si presenta al Cittadino sotto il velo del piacere. Il Teatro, onde si propaga egual­mente il vizio che la virtù, a misura della direzione che gli si dà, dee formare uno degli oggetti più gelosi della cura e vigilanza delle Am­ministrazioni, per non soffrire, che il popolo venga da altri sentime animato, che da quelli del patriottismo, della virtù, e della più sana morale.

Le Sale d'istruzione, particolarmente autorizzate ed incoraggiate dalla Legge de' 19. del trascorso Piovoso, debbon formare un altro ef­ficace stromento dello spirito patriottico, e dissipare ad un tempo le tenebre dell'ignoranza, onde troppo lungo tempo son rimaste ingombrate queste felici contrade. Ma le gare, e le nimicizie personali, tiranne e distruttrici di ogni società, non debbono penetrare in queste unioni consacrate alla fratellanza, alla concordia, ed all'amore del pubblico bene. Lungi ancora da queste unioni lo spirito d'intolleranza, la quale urtando i pregiudizj già stabiliti, attaccando quanto v'ha di più sacro, imprudente combatte fino le opinioni religiose, cui la filosofia e la ragione non han riparo di tollerare: non conviene allo stato di Li­bertà, che l'uomo venga disturbato fino ne' suoi più segreti pensieri; ma deve più tosto una savia Amministrazione dirigerli in modo, che si rendano utili.

In somma le Sale d'Istruzione debbono veramente corrispondere all'oggetto, che indica il loro nome, diffondere intorno a loro lo spirito Repubblicano, e raccogliere tutte le scoverte, che possano esten­dere l'impero delle cognizioni umane, ed il potere, e la gloria della Repubblica.

Tra pochi giorni un Istituto Nazionale sarà organizzato dal Generale in Capo, e diverrà come il centro comune, donde emaneranno lumi di ogni genere su i diversi punti della Repubblica. Ivi saranno uniti tutti gli uomini, i talenti de' quali onorano la Patria, e debbono da quella rendersi utili. Le Amministrazioni debbono trasmettermi tutte le scoverte, che potranno esser utili a' progressi delle scienze, acciocché io le comunichi all'Istituto Nazionale, e si proccurino così nuovi vantaggi alla Repubblica.

 

Sarà continuato.

 

Il Generai Duhesme e il Capo della I. Legione Ettore Carafa sono quì ritornati; questi però per ripartire ben presto. Il quartier generale del primo è rimasto ad Avellino.

 

La divisione del Gen. Olívier che cuopriva il Dipartimento del Sele, si è pure ravvicinata a questa Centrale, ed ha posto il suo quartiere in Castellammare. Si dice, che il Generai Forest percorra la costa dell'Adriatico dalla parte di Terra d'Otranto.

 

Son già da Chieti venute quì due Canestre da viaggio, senza niun fastidioso incontro.

 

Non gode della stessa tranquillità l'Abbruzzo ultra. Da Sulmona all'Aquila il paese è sempre infestato. Proni, che non era in Guardiagrele, è tuttavia esistente, ed alla testa della sua banda; non incrudelisce però. Persona venuta da Roma attesta esser ivi giunti 6. mila Francesi, i quali in due colonne, ciascuna di 3. mila uomini verranno ad unirsi all'armata generale in Napoli, ed una di esse per la via degli Abbruzzi.

 

Vedemmo nella riportata lettera di Ettore Carafa nominato distintamente il Capitan Roselli. Merita particolar menzione, il fatto di questo prode Cittadino eccolo qual egli stesso lo ha scritto al suo zio Giuseppe Sciascia. Egli avvanzatosi più degli altri nell'azione di Montuoro, era rimasto con 4. soli compagni, e si andava con essi battendo in ritirata; ma dopo aver sparato l'ultimo cartuccio, ricevé la scarica di più di 15. fucilate insieme, delle quali niuna lo ferì, ma cadde in terra stordito; i compagni poterono salvarsi, egli fu preso, condotto prigioniero, condannato ad esser fucilato, ed aveva già il fazzoletto avant' gli occhi; non si sbigottì, disse intrepidamente, che non gl'importava di morire, ma voleva prima dir due parole: gli fu accordato. Disse quindi al Capo «fucilando me inerme voi avrete una colpa di più, io sarò vendicato da' miei, e dalle truppe Francesi; e morirò glorioso, ed anche feliche perché moro per la Patria, che voi non conoscete, giacché non so per chi Diavolo fate questa guerra. Alla parola di Patria (ed a chi non è dolce questa parola?) si commosse il Capo di quegli insurgenti, lo abbracciò, lo condusse in casa, il popolo fremé da principio, volea por fuoco alla costui abitazione, ma si calmò, si ravvide, sentirono tutti la forza di quel nome, pregarono lo stesso Roselli, ad esser egli medesimo loro mediatore presso il Capo legione; il quale compì il resto colla sua savia condotta, e Montuoro, qual già legemmo nel passato num. è ora fralle Comuni devote alla Repubblica.

 

GOVERNO PROVVISORIO.

 

Richiama ora la materia de' Banchi tutta l'attenzione dei Pubblico, e del Govemo.

 

Due sono i punti che abbraccia: un rimedio presentaneo alla scarsezza del numerario, per la quale si soffre l'agio enorme del 65 per 100; agio, che rivolge quasi tutto in beneficio degli agiotisti la solidità data dal Governo al debito de' medesimi Banchi. L'altro di realizzare i fondi a questa solidità, e così estinguere presto le polizze. Jeri si tenne la sessione pubblica su questi oggetti, tutti i Cittadini son invitati a giovar il Governo de' loro lumi. Intanto per accrescer per quanto si può la materia circolante, ed ovviar insieme al monopolio, che taluni argentieri commettean degli argenti, comperandogli a vilissimo prezzo, il Governo Provvisorio in data de' 15. ventoso ha fatta la dichiarazione seguente.

 

Considerando, che la scarsezza del numerario originata dalle rapine dell'antico Tiranno, cagioni de'grandi inconvenienti, che la vigilanza del Governo dee riparare, e prevenire.

 

Considerando, che uno degli effetti di tale scarsezza sia, che i metalli si barattarono a vilissimo prezzo da chi ha bisogno, e si ammassano senza pubblica utilità in mani avare, e tenaci; viene a dichiarare quanto siegue.

 

Ogni Individuo, che possedesse degli ori, argenti, e del rame, e stimasse suo vantaggio il ridurli a moneta, avrà la libera facoltà di portarli alla Zecca Nazionale, e farli coniare a suo conto coll'impronto della Repubblica, pagando i soliti diritti.

 

Ciaja Presidente.

 

Con altro decreto del medesimo giorno riparando verso le Repubbliche sorelle i torti loro inflitti dalla tirannia, ha ordinato il dissequestro de' beni di tali Repubbliche.

 

Considerando, che il passato Tiranno mosso sempre da ingorda voglia d'accrescere i suoi tesori, e da un odio costante contra tutti gli amici della libertà, avea posto a sequestro i beni de'Cittadini delle Repubbliche Italiane, cioè Romana, Ligure, Cisalpina, e Piemontese, che nel territorio della Repubblica possedeano fondi, e così detti feudi; e perché la giustizia lo richiede, e perché gli individui d'una Repubblica Sorella possono dirsi D'UNA STESSA FAMIGLIA, ordina ciò che siegue.

 

Che tutti i sequestri posti dal Tiranno sopra de' beni de' suddetti Cittadini Romani, Liguri, Cisalpini, e Piemontesi vengano tolti, e sieno loro restituiti a pieno dominio.

 

Ciaja Pres. ‑ Paribelli Seg. Gen. int, ‑ Macdonald

 

Nel dì 16. ha decretato quanto siegue.

 

Considerando, quanto sia importante di sottoporre agli occhi del Direttorio Esecutivo della Repubblica Francese, un quadro esatto delle perdite, alle quali è soggiaciuto questo Paese, e delle dilapidazioni commesse dall'antico Governo, onde fargli ponderare lo stato di Sfinimento, e di assoluta penuria di una contrada, d'onde il Despota ha tutto portato via nella sua fuga.

 

Considerando ancora, che bisogna contropporre a questo quadro delle perdite, che la Nazione Napoletana ha sofferto, quello delle risorse, che le rimangono, tostoché una saggia e patema amministrazione avrà riparati i funesti effetti, che ha prodotti il sistema delle ruberie, e delle concussioni adoperato dall'antico Governo.

 

Considerando in ultimo, ch'esponendosi alla vista del Popolo il ristretto de' delitti della Monarchia, verrà animato da maggiore zelo, ed amore per la rivoluzione Napoletana, decreta ciò che siegue.

 

Art. I. In questo stesso dì sarà formata una Commissione di cinque Membri: costoro verranno incaricati di raccogliere tut' i documenti, tutte le istruzioni, e tutti i fatti, che riguardano le dilapidazioni dell'antica Corte; le gravose straordinarie imposte, che ha esatte; le somme di danaro, e tutti gli altri oggetti appartenenti al pubblico erario, a' particolari, o a corpi morali, che ha seco portato via da questo Paese.

 

Art. II. Questa stessa Commissione viene incaricata di presentare lo stato di rendita fissa attuale dell'exregno di Napoli, e delle risorse di ogni genere, che esistono ancora, e che l'agricoltura, l'industria, e '1 commercio possono produrre, com' anche la nuova maniera di diriggere le finanze Nazionali, ed i diversi rami di pubblica Amministrazione.

 

Art. III. I Ministri delle Finanze, e dell'Interno sono incaricati d'invigilare, e dar moto alle operazioni della Commissione, e diverranno responsabili della sollecita esecuzione del presente decreto, con renderne conto tra dieci giorni al Governo Provvisorio.

 

Ciaja Pres. ‑ Seg. Gen, inter. Paribelli ‑ Macdonald

 

Il Comitato dell' Amministrazione Interna ha in un sol tratto onorato il sapere, la vecchiezza, la virtuosa indigenza, le virtù morali, i sentimenti civici, ed una produzione utile alla Patria, nel premio, (primo premio letterario dispensato dal Governo) accordato al Cittadino Onofrio Tataranni, noto per varj opuscoli letterarj, più per l'opera ‑ Il filosofo politico amico dell'uomo pubblicata già 10 in 11 anni sono, opera di vero filosofo, e filantropo. Egli riscaldando ora vieppiù l' ingegno al sacro nome di libertà, siccome ne ha sempre avuto caldo il cuore, ha composto e fatto tributo alla Patria di un Cathechismo Nazionale pel Cittadino, dove col facile mezzo di domande e risposte svolge, spiana tutte le necessarie nozioni dello stabilimento sociale, ne fa comprendere i doveri e ne facilita la esecuzione.

 

Comitato dell'Amministrazione interna. Napoli il dì 14. Ventoso anno 7 Repubblicano (il dì 4 Marzo 1799. v. s.)

 

Cittadino Onofrio Tataranni

 

Il Comitato dell'Interno ha preso in considerazione il vostro Catechismo. Ha veduto l'utilità che la Repubblica ne può da questo ritrarre, ed è rimasto ammirato come, ad onta dell'età cadente in cui siete, e degli acciacchi di salute, pure vi occupate pe'l bene della Patria con que' lumi che servono al suo miglioramento. Se la Repubblica non vi è per ora grata quanto desidera, scusatene le circostanze. Ha molto a cuore il premiare le Persone di talento, e precisamente que' che nel passato Governo furono l'oggetto del disprezzo della corte, e della cabala degl' ignoranti. Per ora ha disposto a beneficio vostro la somma di ducati ducento: tenue compenso veramente al vostro merito, all'interesse che avete pel bene Pubblico; ma assicuratevi che questa è una caparra, promettendovi d'una migliore gratificazione quando le circostanze saranno per permetterlo. Salute, e fratellanza.

 

Cestaro Presid. ‑ Baffi Rappr. ‑ Ciaja Giuseppe Segr.

 

VARIETA'

 

Parigi 19. Piovoso. La presa di Napoli, comunicata dal Direttorio ai due Consigli, ha prodotto nell'uno, e nell'altro i più gran trasporti di gioja; varj Oratori si son in amendue succeduti l'un l'altro, a pagar il consueto tributo, di lode alla brav'armata di Napoli. Noi diam un brev'estratto del discorso di Garat nel Consiglio degli Anziani.

 

E' finalmente in mano a nostri bravi soldati quella Città, dove tante vili trame si son ordite. L'Europa non può oggimai conservar più dubbio, se il Re di Napoli, o la Repubblica Francese abbia mancato a' trattati. Alla persuasione generale contro il primo aggiungo io il mio interno convincimento.

 

Spedito Ambasciatore della Repubblica alla Corte di Napoli, attesto la fede di uomo onesto, che le mie credenziali, e le mie istruzioni segrete tendevano tutte ad uno stesso scopo. Circondato continuamente da spie, che andavano a piedi, s' io usciva a piedi; in carrozza, s' io usciva in carrozza, di esser così vegliato non mi lagnai giammai; mi compiaceva che si avesse così una maggior pruova della lealtà di mia condotta.

 

Fratanto quella Corte avvezza a' raggiri della perfidia, e che si era tutta spaventata al mio arrivo, aveva infine cominciato a rassicurarsi. Aveva conchiuso un trattato di commercio util a tutta l'Italia, e sopratutto a cotesta nazione napoletana, che si poco sapea profittare della fertilità del suo terreno, e della sua vantaggiosa posizione locale. Cominciavano a poco a poco ad aprirsi le prigioni, ripiene de' Cittadini, le cui opinioni avevano dato dell'ombra. Queste buone disposizioni avrebbero potuto continuare; ma la disgrazia della nostra flotta presso Aboukir fece cangiar faccia agli affari. Gl' Inglesi divenuti soli padroni nel mediterraneo presero un pieno ascendente al Governo Napoletano.

 

Rappresentanti; ecco più che mai il momento di compir i destini della Repubblica Francese non solo riguardo a noi stessi, ma riguardo al mondo intero.

 

La Francia non dispone delle sue conquiste in favore di se stessa, ma per render i popoli alla libertà, per circondarsi di Repubbliche, che possano diffenderla. Vedute così ampie esiggono grandezza di mezzi: quelli, che ha il Governo sono infinitamente minori di quelli, che dovrebbero essere. Così, lo dirò io? ho veduto in Italia le nostre armate sprovviste di tutto. Che avviene da ciò? Bisogn' allora che sian mantenute a carico de' Popoli, ch'esse proteggono, i quali ci riguardano allora non come liberatori, ma come oppressori. Diamo dunque de' mezzi sufficienti a realizzare nella sua totalità il vasto piano, a cui sono attaccate la sicurezza; e la prosperità della Francia Repubblicana.

 

Messaggio del Direttorio Esecutivo al Consiglio de' Cinquecento

in data de' 21. Piovoso.

 

L' Armata di Roma, oggi Armata di Napoli, il 2. Piovoso fu attaccata da un'immensa moltitudine degli avvanzi dell'Armata Napoletana, da' Lazzaroni, e dagli abitanti della campagna, tutti ben armati, ben diretti, ed infiammati dal' fuoco del più delirante fanatismo. I Soldati della Libertà attaccati da tutti i lati, respingono da ogni parte gli aggressori, e dopo tre giorni di continui prodigj di valore, che le sole vittorie antecedenti de' Repubblicani possono rendere credibili, tutti gli ostacoli furono superati, e l'Armata prese posto in Napoli. L'energia de' Patrioti Napoletani da sì lungo tempo compressa, erasi già rianimata con forza; la loro voce si fa sentire; ed unita alla clemenza del vincitore, cambiò in un sacro entusiasmo per la libertà quel fanatismo, che si era ispirato negli animi della moltitudine ingannata: la Repubblica Napoletana fu proclamata ed il suo Governo Provvisorio organizzato.

 

sot. LM. Reveilliere Lepèaux Pres. ‑ Lagarde Seg. Gen.

 

Consiglio de' Cinquecento

 

Considerando esser molto ragionevole il dar all'Armata di Napoli la testimonianza della riconoscenza nazionale, dichiara che vi ha urgenza, e prende la seguente risoluzione.

 

I. L'Armata di Napoli, già detta Armata di Roma non cessa di ben meritar della Patria.

 

2. La presente risoluzione sarà stampata, firmato Gio. Battista Leclerc Presidente ‑ Lesage. Senault. ‑ Vitet ‑ Le gendre Segretarj.

 

Dopo una seconda lettura il Consiglio degli Anziani ha approvata la risoluzione suddetta al 21. piovoso anno 7. firmata ‑ Garat Pres. Champion, Hopsomere, PC. Laussat, Brothier, Segretarj.

 

Londra 22. Genn. IlGen. Lord Moira si accinge ad imbarcarsi con 20. m. uomini di truppe. S'ignora sinora il destino di quest'armamento.

 

Dopo gli ultimi rapporti le forze de' ribelli nella Contea di Clark ascendevano a 12. m. uomini, e si temeva che non fosse chiusa la comunicazione fra Ennis, e la Capitale. Quelli che s'oppongono al progetto d'unione de' due Regni pretendono che non sia di competenza del Parlamento la decisione di tale quistione.

 

Ecco i principali articoli dei progetto d'unione coll'Inghilterra.

 

Trentadue pari d'Irlanda saranno ammessi nel Parlamento Britannico, che allora diventerà Parlamento Imperiale. Fra questi trentadue Pari si sceglieranno per turno ventotto Pari temporali, e quattro Pari spirituali. Vi saranno cento Membri per l'Irlanda ne' Comuni dei Parlamento Imperiale. Gl'Irlandesi goderanno de' medesimi privilegi civili, e commerciali che gl' Inglesi. Le imposizioni saranno distribuite secondo una norma d'eguaglianza fissa, e convenuta.

 

Il Gen. Kohler, e gli altri Ufiziali incaricati di organizzare l'Armata Turca, si sono posti in cammino per Costantinopoli subito dopo il loro arrivo in Cuxhaven.

 

Il Vice‑Ammiraglio Thompson a' 17 ha fatto vela da Portsmouth per incrociare innanzi a Brest. La sua squadra è composta della Regina Carlotta di 100. cannoni, dal S. Giorgio di 98., dall' Impareggiabile di 80., dal Superbo, dal Dragone, dalla Diffidenza, dal Capitano, e dal Trionfo di 74. Nello stesso giorno molte fregate son partite per Isole S. Marcou.

 

Estratto di una lettera di Rastadt 30. Piovoso. Non si è ricevuta finora veruna risposta diffinitiva per parte dell'Imperatore, alla nota de' Ministri Francesi Bonnier, Jean Debrie, Roberjeot relativa alla totale evacuazione delle truppe Russe dal territorio dell'Impero. La dichiarazione de' 12. Piovoso esige in termine di quindici giorni, la retrocessione de' Russi. Il silenzio, o la mancanza della sicurtà richiesta essendo una prova manifesta dell'accessione dell'Imperatore alle intraprese della Russia, deve essere riguardato come un atto di ostilità.

 

Comunque sia, l'Armata di Magonza composta di più di centomila uomini, si trova nella posizione la più rispettabile. A già tutta completa, e forma un cordone lungo più di 150. leghe su tre linee. Vi sono più di 30 m. coscritti di avvanzo, che s'inviano nell'interno per fare il servizio, ed istruirsi nel maneggio delle armi. Bisogna osservare che questa armata non ostante il suo numero, non manca di cosa alcuna; è ben pagata, ben vestita, e proveduta di tutto; e vi sono de' magazini immensi su tutti i punti. Si teme che gli occulti intrighi, e maneggi de' Ministri Russo, Ottomano, ed Inglese, distruggano le intenzioni pacifiche di M. Thugut. Il Re di Prussia persiste nella buona intelligenza colla Repubblica Francese; e molti Principi della Germania vogliono mettersi sotto la sua protezione.

 

I Russi han chiesto alla Prussia il passaggio per venir sulle sponde dell'Ems ad attaccare l'Olanda; ma il Re di Prussia fedele amico della Repubblica Francese, ha data loro la negativa.

 

Rep. Elvetica 6. Ventoso. Il Corpolegislativo Elvetico ha decretato, che tutte le leggi, che intimano pene per opinioni politiche, restano abolite; e che i giudizi pronunziati in virtù di queste leggi siano annullati, come anche tutte le loro conseguenze. Il dritto di Cittadinanza deve essere restituito a tutti coloro, a' quali è stato tolto per opinioni religiose. Si spera di più che vinca il progetto di accordare a' Giudei i dritti di Cittadino.

 

CORSICA. S. Fiorenzo 7. Ventoso. Sono arrivati da Tolone nel nostro porto cinque bastimenti di trasporto carichi di ogni sorta di munizioni da guerra, scortati dalla fregata la Boudeuse. Questi attrezzi militari non sono che supplemento a quelli che abbiamo ricevuti sei mesi fa. Tutte le nostre fortezze sono nel più valido stato di difesa. Il partito Paolino, è annichilato per sempre ed in tutti i Dipartimenti regna una perfettissima calma. Molti giovani che non erano della Coscrizionesisono uniti a 6. m. uomini di truppa Francese esistente in quest'Isola. Tra poco se ne aspettano altri 4 m.

 

Uno de' fratelli di Bonaparte incaricato dì rilevanti dispacci pel Dirett. Esecut., è giunto in Ajaccio, sua patria, e si accinge a partir per Marsiglia. Non si è potuto sapere da lui cosa alcuna intorno a ciò, che si fa nell'Egitto, se non che Bonaparte ha sotto le sue bandiere arrollati dodici mila Greci, che sono stati di grande aiuto a' Francesi, tanto per la cognizione, che hanno de' costumi degli abitanti, e del locale di que' paesi, quanto pel coraggio, e pel valore da essi mostrato in varie battaglie contro le truppe del Gran Turco.

 

Si aspettano ogni giorno de'Vascelli Spagnuoli in Tolone per una spedizione secreta. In questo porto non vi sono che tre Vascelli Veneziani, tre Corvette, e tre Fregate la Diana, la Giunone, la Boudeuse, ed un numero immenso di Cutter e di Tartane: due fregate di 40. pezzi di Cannoni, ed un Vascello di 74. sono sù Cantieri, e quasi terminati. Nell'Arsenale si travaglia con un'attività incredibile.

 

Roma 17. Ventoso. Il Gen. Dufresse è stato posto al comando delle truppe Romane. Fin da ieri si è resa Civitavecchia.

 

E' giunto in questa Città il Cittadino CLAUDIO AURILLION Cavallerizzo con la sua Consorte CAROLINA, e Compagni, per dare a questo Pubblico delle Rappresentazioni, e Spettacoli di maneggio di Cavalli, avendo a tal effetto destinato il gran Teatro Nazionale detto di S. Carlo. Ha egli portato una scelta di Cavalli così bene ammaestrati, che con ragione potrà dirsi non plus ultra; ma quello che più recherà meraviglia a tutti li Spettatori, sarà il vedere fino a qual punto sia arrivata l'arte di questo insigne Professore nel giungere a rendere per così dire ragionevoli, e capaci d'intendimento gli animali istessi; giacché si vedranno non solo pronti ad eseguire quanto verrà promesso, ma giungeranno a fare tali azioni, e movimenti, che sorpasseranno il pensiero. In tutte le innumerabili Città, e Provincie ove ha travagliato, ne' ha ricevuto l'universale aggradimento, ed applauso, e sono rimasti sorpresi tutti i Cittadini riflettendo l'immensa fatica, e studio per istruire quei Cavalli in simil guisa, ed il modo con cui tanto Esso, che tutta la sua Compagnia si rendono imparegiabili nel travagliare sopra li medesimi. Si lusingano per tanto che ancora questo illuminato Popolo sarà per aggradire li loro travagli, de quali se ne darà preventivo avviso quando saranno per principiare, lo che lo darà a dimostrare concorrere a ciascuna delle loro Rappresentazioni in numeroso concorso, promettendo dal loro canto di non omettere spese per sodisfare alla comune aspettativa augurandovi intanto. Salute, e Rispetto.

 

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