Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

1799-2014: la rivelazione in un manoscritto

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Lo scorso 21 febbraio, nella sala della Galleria d’Arte Contemporanea Franco Libertucci di Casacalenda, la storica napoletana Antonella Orefice ha presentato il libro “Termoli e Casacalenda nel 1799. Stragi dimenticate” che svela manoscritti inediti e verità sulla casata dei Borbone.

Dopo il benvenuto del sindaco Marco Gagliardi, l’incontro è stato moderato dalla dott.ssa Maria Assunta Fazzano, coadiuvata da interventi di esperti, come l’ing. Antonio Vincelli, storico del luogo e il prof. Luigi Carnevale Caprice.     

Sull’anno 1799 si possiedono poche informazioni avvolte dalla maledizione di Maria Carolina la quale, come l’intera famiglia dei Borbone, si impegnò ad eliminare qualsiasi testimonianza del tempo. In nome della verità però, Antonella Orefice si è proposta da tempo di superare le minacce ricevute, portando luce, attraverso le sue ricerche storiche, sugli avvenimenti di quel periodo, in particolare in questo volume, sull’uccisione di personaggi rilevanti per la storia del Molise: Domenico De Gennaro, Basso e Federico Brigida.

La storica  ha ritenuto opportuno pubblicare i manoscritti di Padre Giuseppe La Macchia e Teodosio Campolieti, ritrovati dopo lunghe ricerche presso l’archivio della Società Napoletana di Storia Patria, che hanno offerto la prova della veridicità di queste stragi. 

Durante l’incontro, il professor Antonio Mucciaccio ha concentrato  l’attenzione sulle tre giornate fatidiche per Casacalenda nel febbraio del 1799.

Nei giorni 19, 20 e 21, le orde mercenarie reclutate dal duca di Sangro, per il l’esercito sanfedista, assalirono Casacalenda.

Il vescovo di Larino, Mons. Filippo Bandini, decise di inviare Padre Giuseppe La Macchia per trattare la pace con gli insorgenti.

Costoro chiesero la consegna di Domenico De Gennaro, giudice del paese, giurando sul crocifisso di concedergli un regolare processo. In realtà, il 21 febbraio, il magistrato e sindaco di Casacalenda fu fucilato sulla spiaggia di Campomarino.

Il martirio di Domenico De Gennaro e l’uccisione dei fratelli Brigida di Termoli sono stati “stragi dimenticate” a favore dei Borboni, “monarchia retrogada”, come li ha definiti  il prof. Mucciaccio.

Al contrario di quanto affermano i revisionisti storici, sostenitori della mitologia borbonica, la casata del Regno delle due Sicilie rappresentò la decadenza del Sud Italia ancor prima dell’Unità dello Stato e della teorizzazione dell’inferiorità del Meridione.

Sotto il governo dei Borbone comparve la prima linea ferrata, considerata un fantomatico primato che si estendeva per appena 99 Km, mentre nel Piemonte la linea già interessava oltre 300 Km.

I Borbone, che garantirono l’analfabetizzazione  al 90% della popolazione, furono “i veri traditori” come afferma la storica Orefice, “mentre oggi i sostenitori della mitologia borbonica tentano di etichettare i Repubblicani, come autori di un inesistente colpo di Stato avvenuto con la proclamazione della Repubblica del ‘99.

In realtà la vera causa di questo fenomeno è da ricercare nella mancanza di fiducia in se stessi, nella propria terra, nella giustizia. “Bisogna smettere di sentirsi al centro del mondo” ha chiarito Armando Sammartino, del Centro Studi Alto Molise di Agnone “ma diventare un punto di una rete comune”.

La Res Publica fu un momento glorioso per il popolo del Sud che, ancora oggi,  ricorda i martiri, rispettando la memoria, intesa come fonte di rinascita, di riscatto.

Domenico Ioffredi, consigliere regionale delegato alla Cultura, che ha concluso il convegno, ha sottolineato l’importanza della conoscenza storica  per poter uscire dallo stato di crisi non solo economica che attanaglia il Meridione, ma di tutto il contesto sociale. Il 1799 è stato un momento che ha reso il Sud grande ed all’avanguardia di tutti gli Stati dell’Europa e per questo merita di essere orgogliosamente ricordato.

Al convegno sono intervenuti anche altri ospiti presenti in sala.

Il libro di Antonella Orefice, oltre alla presentazione ufficiale avvenuta alla presenza del Sindaco e della cittadinanza di Casacalenda, ha avuto un ulteriore momento celebrativo la mattina del 22 febbraio nell’auditorium del liceo linguistico, con le classi del triennio dei licei di Casacalenda, intitolati a Domenico De Gennaro.

La storica napoletana  ha  ribadito la necessità della cultura come base della libertà di ognuno, indispensabile per uscire dallo “stato di minorità” secondo le idee kantiane.  La Orefice, oltre ad essere già docente di Storia e Filosofia e ricercatrice storica, dirige il Nuovo Monitore Napoletano, un giornale telematico che ha ripreso vita  dopo 200 anni dalla morte della sua fondatrice, Eleonora De Fonseca Pimentel. Con le sue varie pubblicazioni e le continue ricerche, l’autrice napoletana si è proposta di rianimare lo spirito repubblicano, insito nell’animo degli abitanti del Sud che aspirano alla dignità di popolo libero e non di sudditi sottomessi. 

 

 

 

 

 

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