Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Gregorio Mattei e il "Veditore repubblicano"

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Fu a partire dal 1792, ovvero con l’avvento delle repubbliche giacobine, che in Italia fece la sua comparsa la stampa politica. E ciò in analogia con quanto era successo in Francia, a partire dall’89, allorché si registrò tutto un fiorire di giornali.

Il più rappresentativo di essi fu “L’ami du peuple”  diretto da Jean-Paul Marat. La libera circolazione del pensiero era «uno dei beni più preziosi dell’umanità» contemplata nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 26 agosto 1789, un mese dopo la presa della Bastiglia.

Lo stesso Napoleone Bonaparte dimostrò di dare grande rilevanza a quello che, molto tempo dopo, sarebbe stato definito «quarto potere» allorché, nel 1796 da Milano, scriveva al Direttorio che da qui «partiranno i giornali e gli scritti di ogni genere che infiammeranno l’Italia».

Si sa, non c’è rivoluzione che si rispetti che non abbia il suo organo di stampa ufficiale o fiancheggiatore. I giacobini di Napoli, nel 1799, ebbero la pretesa di dare dignità rivoluzionaria alla loro repubblica. Sicché si ebbe anche qui un sussulto pubblicistico: ben diciotto periodici videro la luce, stampati e venduti da altrettanti librai che per l’occasione ricoprivano anche il ruolo di editori.

Furono decisamente pochi quelli che riuscirono a imporsi, non al grosso pubblico – come si direbbe oggi – che rimase del tutto estraneo, indifferente e spesse volte ostile a ogni attività intellettuale,  ma a quello ristretto dei salotti e dei cenacoli.

La palma di giornale più rappresentativo e ufficiale della repubblica spetta senz’altro al “Monitore napoletano”, fondato e diretto da Eleonora Fonseca Pimentel.  

A esso faceva da contraltare “Il Corriere di Napoli e di Sicilia” che può dirsi, per impostazione, taglio e impaginazione, un giornale moderno ante litteram.

Gregorio MatteiAutorevolezza e peso politico ebbe anche il “Veditore repubblicano”, fondato e diretto dal calabrese Gregorio Mattei (Montepaone, 1761-Napoli, 1799), coadiuvato dal ragusano Pietro Natale Alety.

Chi fosse il fondatore è lui stesso a rivelarlo dalle pagine del giornale: “Mi chiamo Gregorio Mattei, abito a strada Chiaja, n.22, terzo piano a man dritta; servo la patria nella prima Legione della Commissione legislativa…”. Va detto subito che il “Veditore” fu un giornale di élite. Il suo scopo, come scrive lo storico Mario Battaglini, “non fu di istruire gli uomini, ma di vedere come si debban istruire”.

Fu però piuttosto ambiguo. Difatti mentre da un lato conteneva riferimenti precisi agli eventi politici in corso, non lesinando critiche al modo di operare della Commissione legislativa, dall’altro – specie per quanto riguardava gli articoli di Alety – si perdeva in astruse discettazioni, astraendosi completamente dalla realtà.

Dal punto di vista tipografico e grafico, il “Veditore” si presentava con delle caratteristiche che lo distinguevano nettamente dagli altri periodici. Era il solo a essere stampato su carta celestina, mentre gli altri usavano carta bianca, ed era l’unico in cui i pezzi comparivano provvisti di titoli e siglati dai rispettivi autori.

Non si conosceva lo stampatore, mentre il distributore rispondeva al nome di Giovanni Sorrentino con negozio in Via Toledo. Usciva il venerdì, ogni dieci giorni, e veniva venduto per abbonamento, come del resto tutti gli altri.

Del “Veditore” non si dispongono che quattro numeri, che oggi sono conservati presso la Biblioteca storica napoletana. È attraverso l’attività giornalistica che è possibile conoscere il pensiero di Gregorio Mattei, uno dei primi giornalisti politici calabresi insieme a Francesco Salfi e a Giuseppe Logoteta.

Nel suo ultimo servizio del quarto numero, uscito il 19 aprile, Mattei esprimeva tutto il suo disappunto su come andavano le cose nella Commissione legislativa. Che mentre si dibatteva in questioni di basso profilo, «la flottiglia inglese è sempre a Baja, gl’insorti a Salerno «… né il popolo riconosce alcun vantaggio sensibile di questa da noi tanto vantata democrazia …».

Era un articolo sotteso di non poca delusione e da cui è possibile desumere che lui già presentisse i tristi eventi che, da lì a poco più di un mese, si sarebbero abbattuti inesorabilmente sull’agognata repubblica. E purtroppo anche sulla sua giovane vita.

Gregorio Mattei fu impiccato in piazza Mercato a Napoli il 28 novembre del 1799

 

 

 

 

Bibliografia essenziale:

Battaglini Mario, Napoli 1799, i giornali giacobini, Roma, 1988;

Cingari Gaetano, Giacobini e sanfedisti in Calabria nel 1799, Messina, 1957;

Croce-Ceci-D’Ayala-Di Giacomo, La rivoluzione napoletana del 1799, Napoli, 1969;

D’Ayala Mariano, Vita dei giacobini illustri uccisi dal carnefice, Roma, 1883;

Pitaro Francesco, Montepaone, una storia e una leggenda, Soveria Mannelli, 1991;

Pitaro Francesco, Gregorio Mattei e Luigi Rossi, martiri della Repubblica partenopea del 1799, Chiaravalle Centrale, 1999.

 

 

 

 

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