Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Giuseppe Verdi e Napoli

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Giuseppe VerdiQuando si sente l'utilizzo di Verdi e dell'aria "Va pensiero" del Nabucco da parte della Lega Nord antitaliana, si avverte la violenta e incolta strumentalizzazione, l'offesa elementare, lo sfregio alla verità storica, così come avviene quando si sente gente di varia origine ergersi a paladini ed esaltatori di libertà e di democrazia, quando essi ne sono stati i nemici millenari e lo restano ancora oggi  con armi più subdole e machiavelliche.

Questi lucidi nemici subdoli approfittano della stordita condizione contemporanea, che conosce nello stesso tempo la più straordinaria disponibilità collettiva dei mezzi di comunicazione di massa  e la più pericolosa e tragica immersione delle moltitudini nella deformazione, nel capovolgimento, nella perdita della effettuale verità storica, delle memorie più alte e nobili dell'Italia, dell'Europa, dell'Umanità.

Giuseppe Verdi (Busseto, Parma, 1813, col bicentenario questo anno - Milano, 1901) è stato con le sue opere e con la sua vita uno dei promotori fondamentali del Risorgimento, uno dei creatori dell'Italia Unita, Libera e Costituzionale.

Verdi è stato anche deputato del primo Parlamento unitario nel 1861, su fortissima sollecitazione specialmente di Cavour, che Verdi considerava un gigante politico, e poi fu eletto nel 1874 senatore del Regno d'Italia.

Nella sua vita il legame con Napoli fu fortissimo e profondo, nel rispetto del suo peso storico e del suo essere con Milano e Venezia una delle capitali europee della musica, dove avevano operato Paisiello e Cimarosa, Mercadante, Bellini, Donizetti, Rossini.

Con Donizetti bergamasco e napoletanissimo, con Rossini pesarese e napoletanissimo, Verdi completò la unificazione musicale del paese.

Venne varie volte a Napoli, anche con la sua grande compagna Giuseppina Strepponi, dove ebbe una vasta cerchia di amicizie non solo nel mondo musicale, ma anche a livello artistico (es. i pittori Domenico Morelli e Filippo Palizzi) e civile (come il negoziante Cesare De Sanctis, il più fedele amico napoletano di Verdi).

Nelle sue lettere Verdi diceva che "Napoli è bellissima, ha un cielo d'incanto, un'aria salubre, dintorni che sono un paradiso" e notava la differenza tra una parte "rozza e incivile" e un'altra che "ti accerchia con una tempesta di gentilezze" quasi da asfissiare, anche se alla fine molto gradite.

Si ricordi poi che nella sua stanza personale di Villa S.Agata, dove sono stati elaborati alcuni dei più grandi capolavori musicali dell'umanità, vi sarà anche un busto in bronzo del 1873 del grande artista napoletano Vincenzo Gemito.

Al S.Carlo di Napoli sono stati rappresentate per la prima volta due grandi opere di Verdi: Alzira e Luisa Miller, considerata quest'ultima uno dei capolavori di svolta nella grande, complessa, straordinaria, geniale esperienza artistica verdiana, quella che, dalle impostazioni corali, che vanno dal Nabucco alla Battaglia di Legnano, segna il passaggio alla centralità dei personaggi, colti nella loro umanissima, complessa, poliedrica, dolente, spesso tragica vicenda, che da Luisa raggiunge i culmini universali con Violetta, con Otello.

Al S.Carlo Verdi voleva rappresentare nel 1858 "Un Ballo in maschera", che fu impedita dalla occhiuta censura borbonica ( l'opera fu poi rappresentata con grande successo di pubblico a Roma al Teatro Apollo l'anno dopo, il 17 febbraio 1859).

Comunque Verdi tornò a Napoli e sotto la sua supervisione diretta fece rappresentare al S.Carlo il "Simon Boccanegra" il 28 dicembre 1858, dopo la prima del 1857 a Venezia (l'opera fu  poi ripresa e rielaborata venti anni dopo per La Scala di Milano).

Molti considerano giustamente che librettisti importanti per Verdi sono stati il veneziano Francesco Maria Piave e il padovano, grande poeta e musicista, Arrigo Boito.

Salvatore CammaranoMa pochi sono consapevoli che il vero librettista verdiano è stato il napoletanissimo Salvatore Cammarano, che Verdi stimava profondamente e di cui godeva profonda amicizia, che solo la morte improvvisa interruppe.

Cammarano era nato a Napoli nel 1801 e morì improvvisamente, sempre nella cara città natale, nel 1852.

Il padre si chiamava Giuseppe e la madre Innocenza Mazzacane. Frequentò corsi di scenografia al S.Carlo e fece parte dell'Accademia Poetica Delfica. Scrisse commedie e tragedie, che furono rappresentate con successo al Teatro dei Fiorentini. Ma fu attratto dall'opera e riuscì ad entrare al S.Carlo come concertatore.

Era persona pacata, non espansiva, sobria, operosissima. La svolta si ebbe con la collaborazione come librettista con Donizetti. Il suo primo libretto col maestro bergamasco fu per la famosa, ormai classica nella storia della musica lirica, "Lucia di Lamermour", rappresentata al S.Carlo il 26 settembre 1835, alla quale il pubblico in delirio decretò uno dei successi più memorabili che si conoscono nella storia del famoso teatro.

Seguirono altri sette libretti "donizettiani" fino a "Maria di Rohan",rappresentato a Vienna nel 1843.

Collaborò con altri compositori dell'epoca, spesso napoletani, alcuni noti come Saverio Mercadante, altri ancora oggi poco noti, anzi ignoti, come G. Pacini, per il quale scrisse il libretto "Saffo" (con rappresentazione al S.Carlo il 29 novembre 1840) e " La stella di Napoli" ( del 1845), il fratello Luigi Cammarano.

Essi costituiscono un prezioso patrimonio musicale napoletano, che andrebbe recuperato e fatto conoscere.

V.Viviani nel suo saggio su "Libretti e librettisti" nell"opera collettanea del 1949 "Cento anni del Teatro S.Carlo" osserva che Cammarano fu uno dei creatori del "nuovo linguaggio operistico del Romanticismo italiano" e ricordava la sensibilità a recepire i sentimenti popolari e patriottici, come si può notare nell'opera di Donizetti "L'assedio di Calais" del 1836 e si coglierà nella successiva opera di Verdi "La Battaglia di Legnano".

Al 1844 data l'inizio della collaborazione con Verdi, che ebbe come primo esito la rappresentazione della citata opera "Alzira" al S. Carlo il 12 agosto 1845, rielaborazione dell'Alzire di Voltaire.

Quattro anni dopo ebbero grande successo gli altri suoi libretti "verdiani": la citata "Battaglia di Legnano", rappresentato a Roma già in atmosfera rivoluzionaria al Teatro Argentina il 29 gennaio 1849, essendovi stati problemi con l'occhiuta, cieca censura borbonica, la citata "Luisa Miller", rappresentata questa volta al S.Carlo l'8 dicembre 1849, tratta da un'opera di Schiller.

A Cammarano sono poi legate due vette dell'opera verdiana: il "Rigoletto" e sopratutto "Il Trovatore". Verdi, lettore onnivoro e acuto, aveva segnalato l'opera di Victor Hugo, Le Roi s'amuse, che è la fonte del "Rigoletto", a Cammarano, che iniziò pertanto a lavorarci, poi l'impresa passò al citato Francesco Maria Piave, mentre Cammarano si concentrò su "Il Trovatore", che fu l'opera più faticosa e originale del grande librettista napoletano, che fu rappresentata, ma già completa, dopo la sua morte improvvisa del 17 luglio 1852, a Roma presso il Teatro Apollo il 19 gennaio 1853. Disse l'amico fraterno Verdi alla sua morte" Povero Cammarano! Quale perdita!" e nell'onda del suo animo filantropico e della gratitudine aiutò finanziariamente la famiglia Cammarano (la moglie e i suoi sei figli), che erano rimasti in difficoltà.

Verdi che aveva conosciuto personalmente l'umana tragedia, perdendo in gioventù la moglie e i suoi due figli, ebbe costante la generosità filantropica fino all'opera ancora oggi più nota, la Casa di Riposo per musicisti di Milano, dove ha voluto che fosse sepolto con la sua grande compagna Giuseppina Strepponi, anche se il suo posto più naturale e degno, come per Mazzini, Garibaldi, Cavour, e i Martiri del Risorgimento e dell'Antifascismo,  dovrebbe essere il Vittoriano, l'Altare della Patria, da far divenire il doveroso Pantheon dell'Italia unita e libera, democratica e repubblicana.

 

 

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