Il "vangelo della ragione" di Conforti , il teologo martire della Repubblica Napoletana del 1799

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Gianfrancesco Conforti, sacerdote - teologo e martire della Repubblica Napoletana fu "afforcato" dai Borbone il 7 dicembre del 1799.

Reo di Stato perché  precursore dei tempi nuovi, convinto  che solo con la Repubblica si poteva realizzare un autentico rinnovamento spirituale coerente con lo spirito del Vangelo.

L’itinerario intellettuale di Gianfrancesco Conforti (Calvanico 1743- Napoli 1799) aiuta a comprendere quel passaggio che condusse alcuni uomini e donne della Repubblica Napoletana del 1799 a passare da una posizione riformistica a quella rivoluzionari.

Difatti alcuni patrioti, prima assertori della possibilità di realizzare progetti di riforma economica , sociale e giuridica all’interno monarchia “illuminata”, in breve tempo si resero conto della necessità di una radicale trasformazione dello Stato e della società in senso democratico repubblicano.

A tal riguardo , è opportuno premettere che il sogno della Repubblica Napoletana non fu un cenacolo intellettuale, ma una lotta dura di diverse posizioni politiche, non solo tra repubblicani e monarchici, rivoluzionari e antirivoluzionari, democratici ed aristocratici, ma all’interno dello stesso fronte repubblicano, tra  le posizioni dei moderati e quelle degli estremisti a cui fu necessario trovare una sintesi.

Sacerdote e teologo, Gianfrancesco Conforti fece parte di quel movimento anticurialista moderno di cui si erano fatti promotori Gaetano Argento e Pietro Giannone, con il fine manifesto di rivendicare la necessità di riforme che liberassero la monarchia dalla subordinazione alla curia di Roma, rigenerando in tal modo la stessa genuina spiritualità cristiana.

L’opera di Gianfrancesco Conforti si pose su una critica determinata di un presunto primato papale, retaggio medievale da riformare.

La funzione che il teologo Conforti attribuiva al primato del Papa era di tipo direttivo e non coattivo, come si mostrava allora.

Nel De Conciliis Conforti affermava che la Chiesa era stata creata per tener viva la religione, cioè il culto del vero Dio e per amministrare i sacramenti.

La religione risiedeva nella mente e non poteva essere governata e propagata con mezzi politici.

Né Cristo né gli apostoli avevano rivendicato a sé il potere temporale; essi si erano riservati il compito di insegnare e diffondere la fede. 

Se, dunque, la religione non era tra quelle cose che si amministravano  con le leggi civili, è chiaro che la Chiesa non era res publica, né status politicus. Perciò tutti gli attributi dello Stato non si potevano adattare alla Chiesa.

Animato dalla volontà di cambiare, Gianfrancesco Conforti pensò che fosse possibile attuare le riforme nell’ambito dell’istituzione monarchica.

Per le sue posizioni aveva ricevuto le ammirazioni di quanti nell’entourage della monarchia borbonica condividevano la difesa del diritto regio contro la curia romana.

In particolare era Bernardo Tanucci, ministro del Regno di Napoli, che rivendicava una monarchia illuminata ed in tal modo trovò nel Conforti un potenziale alleato.

Il ministro Tanucci apprezzava che il Conforti fosse nettamente schierato tra i regalisti e i riformatori cattolici e disposto a sfidare l'autorità assoluta dei pontefici, i quali non vedevano con simpatia l'insegnamento di una materia che forniva occasioni e spunti per precisare i limiti del primato e della superiorità della Chiesa romana.

A Tanucci il Conforti dedicò un testo di teologia In theologiam et divinam oeconomiam volumen parascevasticum, de veritate christianae religionis & theologicis locis. Sive universae theologiae dogmaticae institutiones mathematicum fere in morem adornatae.

La difesa dei diritti della Corona nelle questioni con la Santa Sede fu apprezzata dal governo borbonico, per cui il Conforti venne nominato in breve tempo "teologo di corte, regio censore per la revisione dei libri stranieri", e professore di storia all'Università di Napoli.

Ma quando, nel 1774, Maria Carolina d'Asburgo, moglie di Ferdinando IV, ostile alla politica filoispanica del ministro, entrò a far parte del Consiglio di Stato, il potere di Tanucci iniziò a declinare.

Invano egli si sforzò di neutralizzare l'influenza della sovrana: nel 1776 fu rimosso dal suo incarico e si ritirò a vita privata. L’allontanamento del Tanucci fu un vero e proprio trauma per il Conforti che sapeva bene che da quel momento un ulteriore avvicinamento delle posizioni della Chiesa e della Curia romana avrebbe allontanato la riforma tesa a contestare il potere temporale del papa e nel sogno di una Chiesa profondamente diversa rinnovata sia nelle forme del culto che nell’autorità assoluta del pontefice.

L’accordo del 1791 tra la Curia romana e la corte borbonica fu un duro momento per un idealista religioso qual era il nostro teologo.

Nel giugno del 1791, il “Giornale ecclesiastico” condannava le tesi  da lui esposte.

La vendetta teocratica era prossima, e così il Conforti fu prima privato della sua scuola nel 1794, poi fu arrestato il 9 giugno 1796.

Durante due anni di prigionia maturò un deciso ripensamento nella possibilità di poter riformare la Chiesa con un’illusoria monarchia illuminata.

La sua adesione alla Repubblica fu un graduale, ma deciso itinerario intellettuale ed etico, che gli fece comprendere l’errore di aver dovuto, quale “revisore dei libri stranieri”, censurare testi di Bayle, di Rousseau , di Voltaire, di Mirabeau e di altri pensatori illuministi.

Rimesso in libertà nel luglio del 1798, i Repubblicani confidarono in lui  per un programma di rinnovamento della Chiesa e della società funzionale ai nuovi ideali repubblicani.

Il 12 febbraio 1799 Conforti tornava a Napoli dal paese natìo Calvanico per far parte del governo provvisorio della Repubblica partenopea,  in qualità di ministro dell’Interno con il compito di riorganizzare le arti, il commercio, l’agricoltura, l’istruzione pubblica e la vita ecclesiastica.

La sua qualità di sacerdote, di uomo colto, onesto e dalle idee moderate  aver consigliato la nomina.

I precedenti giurisdizionalisti dell'abate lasciavano, d'altra parte, intendere che la politica religiosa della Repubblica si sarebbe orientata verso la costituzione e la difesa di una Chiesa nazionale, contro ogni eventuale pretesa o ritorno offensivo della Curia romana.

Nei due mesi in cui tenne tale incarico egli volle conciliare in primo luogo la fede cristiana con le istituzioni repubblicane.

Determinato  esercitò la sua funzione rinnovatrice con la circolare del 12 marzo diretta A' cittadini Arcivescovi, Vescovi e Prelati in cui si espongono i principi, per i quali il regime democratico e repubblicano è il più conforme alla mente del Vangelo.

Era un inno alla libertà e all'eguaglianza: vi si legge che nella Repubblica l'uomo diviene cittadino, cioè membro della Sovranità, poiché il popolo è il vero Sovrano.

"Felice è quella nazione che, rotti i ferri del dispotismo, si organizza in Repubblica. La felicità dell’uomo dipende dall’esercizio de’ suoi diritti imprescrittibili, che sono la l’eguaglianza, la proprietà e la sicurezza”. […]”

"Tra le diverse forme di amministrazione sociale – scriveva Conforti - la democrazia è il più gran beneficio che Dio faccia al genere umano. Queste massime arcivescovi, vescovi e prelati sono invitati a chiarire e a sviluppare rivolgendosi a canonici, parroci, a superiori monastici e a tutto il clero."

Inoltre il teologo esplicitava come la libertà rivendicato dall’uomo – cittadino, era nel contempo conforme al ragione e al Vangelo nel governo repubblicano che si prefiggeva l’obiettivo della “ felicità comune e non già di un solo e di pochi individui”.

Era , d’altronde, ciò che aveva sostenuto il filosofo Locke nel testo The reasonableness of Christianity nel 1695, ma Conforti trovava la sua ispirazione nella tradizione dell’umanesimo cristiano, apportando il suo contributo per comunicare che democrazia cristiana e democrazia civile erano da ritenersi la sintesi per “la garanzia della dignità umana”.

 “La democrazia - scriveva -  è il più grande beneficio che Dio faccia al genere umano [ …] Da Gesù Cristo fu comandata la democrazia; perché nell’Evangelo gli uomini vennero invitati alla libertà e all’eguaglianza, ossia a quei diritti che sono il fondamento della costituzione repubblicana”.

Lasciato il Ministero dell'Interno, il Conforti fece parte della Commissione legislativa.

Con il ritorno dei Borbone  fu degradato e sconsacrato il 7 dicembre 1799, giorno stesso dell' impiccagione in Piazza Mercato.

 

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