Num. 22 - 23 aprile 1799
QUARTODI’ 4. FIORILE ANNO VII. DELLA LiBERTA’;
I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE
(MARTEDì 23. APRILE 1799)
Num. 22
Siccome abbiamo ora la prima volta un Corpo legislativo in pubblica sessione, ed è appunto in queste sessioni, che il Pubblico si pone al fatto di conoscere le particolari opinioni di ciascun individuo, le materie e l'ordine di trattarle, crediamo opportuno per soddisfare la curiosità de' nostri lettori, dar per ora disteso ragguaglio di queste prime sessioni; per l'avvenire, ci basterà di darne le risulte per non rendere la narrativa nojosa, salvoché se l'importanza di qualche seduta particolare non richiedesse il contrario.
COMMISSIONE LEGISLATIVA
Presidenza di Pagano.
Mercordì si ordina la stampa de' processi verbali.
L'ordine del giorno richiama la discussione sul rendimento de' conti de' funzionari che hanno amministrato denaro pubblico, il Presidente osserva, che non essendosi ricevuta risposta al messaggio mandato ieri alla Commission esecutiva su tal oggetto, non si può proceder a quest'esame, e propone di passar ad altre mozioni. Russo dimanda la parola; parla dell'onorario de' funzionarj pubblici, finisce colla seguente mozione. I. Che nel fissar gli onorarj agl'implegati, e funzionarj pubblici si stabilisca un maximum, ilquale non ecceda ducati cinquanta in contanti. 2. Che si faccia un libro, intitolato dell'Amor della Patria, nel quale ogni funzionario, che abbia altronde come vivere, o stimi superfluo a' suoi bisogni l'intiera indennità, scriva quella porzione, che vuol rilasciarne alla Patria. 3. Un libro detto de' doveri de'Cittadini, che contenga i nomi di coloro che per le loro circostanze richieggono aumento di salario, la nota di questi sia pubblica, acciò non si dia luogo all'avarizia, ed all'ingordigia; conchiude che si verrà così ad aver funzionarj pubblici più onesti; a formar gli uomini più disinteressati. La mozione è aggiornata al dimani. Si spedisce alla Commissione legislativa un messaggio per aver tutte le leggi, e progetti di leggi, che son presso di lei, e che restando presso lei sepolti non potrebbe la Commissione legislativa profittar di tutti i lumi, che si son finora raccolti specialmente sull’affare de’ Banchi. Dopo ciò la Commissione si chiude in Comitato segreto. Giovedì. Russo fa la mozione d'ordine, che le sessioni comincino alle 9 della mattina, finiscano alle due dopo mezzodì. Si approva. Si dà alla legge per l'organizzazione della Guardia Nazionale la preferenza sulla mozione di Russo del giorno precedente. Filangieri legge un progetto di legge su tal organizzazione. Una deputazione di una società patriottica, amica delle leggi, chiede di parlare; è ammessa; il Cittad. Rosario Licopoli prende la parola: parla su vari disordini introdotti nella Guardia Nazionale. Il Presidente risponde «Cittadini deputati: mentre il Governo riceve delle nuove pruove del conosciuto Patriottismo della Guardia Nazionale, il cui zelo ed energia onorano non solo la Repubblica Napoletana, ma l'Italia tutta; è altronde intimamente penetrato da sentimento di dolore alla vista de' disordini, che l’Oratore ha esposti. Ma egli è impossibile dar a tutti rimedio dentro breve tempo. Usciti dalle catene di lunga schiavitù, non dobbiam credere, (sebbene i voti di tutt'i buoni tali sarebbero) di giungere in un istante all'apice della perfezione. I disordini però ci rattristano, ma non ci sgomentano. La Guardia Nazionale, la quale ha così ben meritato dalla Repubblica Napoletana dev'esser persuasa, che la Commissione Legislativa si darà tutta la premura per riparar i disordini. Noi resteremo al nostro posto; Voi restate al vostro; la Repubblica sarà salvata, o tutti periremo». Russo dimanda la menzione onorevole della Deputazione nel processo verbale: la menzione onorevole vien ordinata. Un altro Cittadino dimanda dalle Tribune il permesso al Presidente di parlar sullo stess'oggetto; dopo qualche difficoltà gli viene accordato. Chiede, che si faccia una legge colla quale si ordini, che gl'immorali siano esclusi dalla Guardia Nazionale; finisce coll'insinuare, che venga ordinato agl'Istruttori di far gli esercizj due volte la settimana. Il Presidente prima di aprir la discussione sugli articoli della legge di Filangeri, invita i Rappresentanti a produrre qualche idea, sul progetto in generale. Gambale chiede la parola: propone, che la Guardia Nazionale non oltrepassi per ora i 12 m.: che passati 6. mesi, coloro, che han ben servito in essa siano preferiti negl’impieghi, qualora ne riuniscano le altre qualità necessarie: che i più coraggiosi siano contraddistinti con premi; che la condotta de' contribuenti sia pur sottoposta ad esame; che i preti, ed i frati non siano nel servigio attivo, ma solo contribuenti, ad eccezione di que' pochi, che volessero volontariamente offerirsi. Propone, che la contribuzione non sia uguale per tutti, ma divisa in tre classi I. di quelli, che non hanno beni di fortuna, e vivono di travaglio giornaliero, e pagheranno un carlino il mese: 2. de' possidenti, e ne pagheranno 6.; 3. de' possidenti, ed impiegati, e ne pagheranno 12. Il Presid. l'invita a scriver il suo progetto; apre la discussione su quello di Filangeri, ed invita il Segret. a leggere articolo per articolo la legge del Governo Provvisorio degli 11. Germile per modificarne gli art. che si stimeranno. Il Segr. legge. L'Art. 1. La coscrizione militare resta proclamata in tutti i Dipartimenti della Repubblica ed i Cittad. da 16. a 60. anni inclusi sono tenuti al servigio militare, alcuni sull'esempio delle altre Repubbliche volevano, che l'obbligo terminasse a' 50. anni. Il Presidente rileva, che molti uomini vi sono forti, e robusti oltra i 50. anni, e porta l'esempio del Citt. Nicola Pacifico Capitano d'una compagnia nell'età di 72. anni. L'articolo passa. Si legge l'art. 2. Gli stroppi, i ciechi, e gl'indisposti per malattie croniche restano esclusi dal rollo della G.N. dopo una discussione su la dilatazione abusiva, che può darsi all'espressione malattie croniche, e se gl'indisposti per tali malattie debbano o no esser inchiusi ne' contribuenti, l'articolo passa così. Gli stroppi, i ciechi, e gl'indisposti per malattie croniche (da individuarsi dal Cittad. Cirillo, e da esaminarsi da una commissione di medici patrioti esclusivamente) restano esclusi dal ruolo della G.N. Si apre la discussione sull'art. 3. I preti, i monaci, i frati di qualunque carattere ed osservanza debbono esser ascritti alla G.N. Le opinioni si dividono; Scotti considera, che come Cittad. debbano esser essi nella G.N. ma rileva, che ciò urta i pregiudizj del Popolo minuto, che crederebbe attaccata la Religione, e bisogn'adattarsi alla debolezza de' suoi raziocinj: conchiude. Noi vogliamo attivare la G.N. nella special mira d'impedire le insurrezioni, ma se obbligheremo i Ministri del culto ad un esercizio attivo, rendendo malcontento il Popolo, opereremo un fine contrario. Si discute se debban esser contribuenti: Lart. passa infine così. I preti, i monaci, i frati di qualunque carattere, ed osservanza restano esclusi dell'esercizio attivo della G.N. eccetto quelli, che volessero volontariamente servire. Essi però son inclusi nella classe de'contribuenti. L'art. 4. rest'approvato nel tenor seguente. Niun Cittad. potrà ottener impieghi civili, militari, politici, se non si trov'ascritto alla G.N., salvo gli eccettuati dalla legge. Art. 5. Il registro della coscrizione si aprirà in tutte le Comuni dal Commissario militare; e dall'officiale destinato all'organizzazione del servigio, e si chiuderà dieci giorni dopo quello dell’invito, che ne avrà fatto pubblicar il Commissario. Si apre la discussione sul progetto Filangeri. Sulla proposizione di Raimondo degennaro, l'indigente, ed il giornaliero non son obbligati a contribuire. Si passa alla mozione di Gambale sopra la varia classificazione di Contribuenti. Pignatelli insta perché resti l'articolo della legge del passato G.P. che fissa per tutti grana 35. il mese. Russo sostiene la varia classificazione; soggiunge ch'essendo la Guardia Nazionale destinata alla Custodia interna, poiché i ricchi ne ricavano maggior vantaggio, devono più contribuire. Questa proposizione incontra varie opposizioni, che confondono la questione; Il Presidente la fissa e dilucida. Egli spiega; o tal contribuzione s'intende per un esenzione di servizio, e allora dovrà essere uguale per tutti; o s'intende una tassa, e allora dovrà essere progressiva secondo le fortune di ciascuno. Il decreto passa come tassa. Si propone la diversa tassa. Belforte (Domenico de Gennaro) reclama, come nel Regno della libertà d'altro non si senta parlare che di tasse, che della ricchezza è rimasto il nome, ma la ricchezza è sparita. Il Presidente rileva, che per ricchi s'intendono i più comodi a fronte degli altri; che il massimo della contribuzione potrebbe fissarsi ad otto carlini, e nelle attuali pubbliche circostanze a niuno mediocremente commodo può sembrar duro di contribuire otto carlini al mese per le urgenze della Patria. Domenico de Gennaro risponde, che non gli 8. o 12. carlini formano l'ostacolo, ma la difficoltà della classificazione; rileva le avarie particolari, che sieguono in tali occasioni; le brighe, i reclami, le parzialità, e la confusione, e malcontento, che produce il farla: Scotti lo appoggia. Sembra a molti, che la contribuzione di 35. grana serbi giusta proporzione, e sia comoda per tutti. Scotti rileva che non essendo essi venuti preparati, la questione d'imporre nuove tasse non è da decidersi leggermente, ed ha bisogno di più matura disamina; molti favoriscono la proposizione. Russo oppone, che il decreto per essa è passato; Il Presidente rileva, che fino a che la sessione non è sciolta, può sempre ritrattarsi il decreto. S'insiste per la retrattazione acciò i membri abbiano maggior tempo a riflettere; il decreto si ritratta. Marchetti per mozione d'ordine fa riflettere, che nell'attual regolamento della Guardia Nazionale, incominciando il servizio la mattina, l'Artista perde due giornate, propone che si entri in servigio a 23. ore. La sessione è sciolta. Venerdì. Si rilegge la legge perché tutti coloro, che amministrano, e toccano danaro pubblico ne debbano render conto; e specialmente quelli, che hanno amministrato, e toccato danaro pubblico dall'entrata delle armi Francesi a questo punto; si approva, e s'incarica il Redattore di portarla per la sanzione al Commissario organizzatore. Si ricomincia la discussione sulla Guardia Nazionale; alcuni Cittadini fanno indecente romore, il Presidente intima silenzio; i cattivi Cittadini non cessano; il Presidente intima comitato segreto.
Sabato. E’ ammesso fra i membri della Commission legislativa il Cittad. Forges. Pel presidente non intervenuto presiede il Rapp. Cirillo.
Si discute l'articolo della Cavalleria Nazionale. Resta deciso, che sia provvisoriamente ammessa, ma di un numero determinato da fissarsi, e per esser disciolta, tostoché la Repubblica abbia una Cavalleria di linea. Il Presid. Cirillo fa la mozione che si proibisca in tanta penuria di metalli, tanto alla Guardia Nazionale a cavallo, che a quella a piedi di portare galloni, ricami, o altro fregio d'oro, o d'argento. Gambale parla a lungo della necessità di occuparsi de' Banchi. Russo fa la mozione, ch'essendosi fin dal provvisorio passato discussa la legge dell'abolizione della feudalità, la quale non sa perché non venne sanzionata; di questo debbano occuparsi, come cosa necessaria, e che potrebbe contribuire a calmare l'insurgenze de' dipartimenti; Cirillo rileva, ch'essendo tutte le Carte di tal materia rimaste presso la Commissione esecutiva, si dee decretare un messaggio per richiedere e queste carte, e le altre, che potrebbono essere opportune a' lavori della Commissione legislativa. Uno de' membri fa riflettere, che non bisogna metter le mani in tante cose diverse, perché altrimenti si cade nella confusione. Russo fa la mozione per due sedute al giorno, una la mattina, una la sera. Scotti si oppone, atteso che ne soffrirebbe la salute degl'individui, e le materie non sarebbero ben digerite. Russo insiste; motiva l'urgenza delle presenti circostanze, e l'esempio della costituente che soleva restare più giorni di seguito; aggiunge; se un sospiro ci resta, pensiamo che anche questo è dovuto alla patria. Il Presidente opina, che le due sedute non si stabiliscano per punto fisso, ma quante volte lo richiedan le circostanze, se ne dia l'avviso, e si facciano. La sessione è sciolta. Il disordine avvenuto per coloro, che obbligarono il Presidente a chiuder la seduta in Comitato segreto, fa sentir il bisogno di nominar Ispettori della sala, e di aver un maggior numero di sentinelle onde la Commissione legislativa possa esercitar esattamente la sua Polizia, altrimenti pochi perturbatori, e malevoli de' quali non manca mai il numero, potranno intorbidare le sedute della Commissione legislativa; o per evitarlo si verrà allo sconcio grandissimo di restringere, e limitare il numero degli ascoltanti; e quanto è più ristretto il numero de' Rappresentanti, e meno pubbliche le sedute, tanto si deroga alla Libertà, e dignità del Popolo. Sabato il giorno si divulgò la notizia, che una squadra Galloispana, di 30. vele di guerra, 20 da trasporto abbia ripreso Minorca, e Porto-Maone, ed indi abbia piegato verso le nostre coste di Calabria, o quelle di Sicilia. Che che sia, gl'Inglesi conservano tuttavia la loro stazione in Procida. t da più tempo qui l'Ammiraglio Renaudin, in vece di Pleville . La nota legge di portar i rami, e l'argento alla zecca non aveva finora ricevuto esecuzione per impedimento della zecca; ora con pubblico affisso per parte della zecca medesima si è annunciato, che possono i Cittadini portarvi i cennati metalli in tre giorni della 7na martedì, giovedì, e sabato. Da 15 libre in sopra saran pagati dopo 5 giorni; da 15 in sotto lo saranno pagati subito. Le Deputazione della salute ha pubblicamente annunciato esser giunto un legno Levantino comandato da un Capitano francese partito 4 mesi indietro d'Alessandria; ch'ella lo ha sottoposto a rigorosa quarantena; e rassicura il Pubblico sulla sua vigilanza, e le precauzioni da lei prese per impedire qualunque furtiva introduzione di contagio. Si doveva trasportar il campo Francese in Caserta, e si diceva, che fosse perciò cominciato ad accomodarsi il gran palazzo di Caserta, poi si disse sospeso, ed il campo doveva farsi tra Capua, e S. Agata de' Goti; facendone un'altro per la cavalleria a Maddaloni . Per la dimissione del Cittadino Spanò è ora Comandante della Guardia Nazionale il Cittadino Luigi Basetti. Dimani mattina egli, ed il Generale in Capo passeranno in rivista la Guardia Nazionale . Jeri mattina un distaccamento condusse qui legati un gran numero d'insurgenti; alla testa di essi compariva un monaco carmelitano. Dobbiam rendere giustizia alla nostra Commessione sù i Teatri; essa aveva proibita la tombola anche prima dell'apparizione del nostro numero, in cui la condannavamo . In conseguenza dell'aggiornata mozione di Russo sù i soldi, tutti i membri dell'una e l'altra Commissione, varj Commessi, ed altri impiegati han rinunciato la metà de' rispettivi soldi in favore della Repubblica, e se n'è affissa la nota. Imiteranno certamente l'esempio, anche i nuovi eletti; essi sono Gio. Leonardo Palomba, Pietro Napoli Signorelli, Giuseppe Galante, Michele Detommaso, Doria, Falcigno (già dell'altro Provvisorio) Magliano, Salfi, il quale ha data la sua rinuncia, attesa la sua salute, che non gli permette accettare per ora. Ministro delle Finanze è Luigi Macedonio. L'alta Commissione militare non cessa di dimostrar il suo zelo per conservar il buon ordine mercé il suo zelo, e la sua imparziale giustizia nel castigo de' delinguenti. A dì 20 Germile passato giudicò unidici individui de' quali 10 ne ha condannati alla morte convinti di aver in comitiva armata in tempo di notte assalito l'Eramo de' PP Camaldolesi della Torre del Greco, con minacce d'uccidere sotto pretesto di Giacobini, con sparo di pistola tirato ad uno de' Padri, irriverenze, ed imprecazioni, ed irriverenze dentro la Chiesa, e di aver buttato a terra per disprezzo l'immagine del SS. Crocefisso. Varj altri ne ha condannati a' ferri per detenzione di armi. Altri rubricati di aver procurata insurrezione della Terra di Forino, e visto non essere stato il delitto in taluni che un effetto di ubbriachezza; gli ha condannati solamente a' ferri, chi per 5, chi per 10 anni; chi per 25, e chi finalmente in vita .
Estratto di lettera di Foggia 25. Germile.
- I tiranni della Sicilia non solo ci fan la guerra con spargere de' falsi proclami infamanti il nostro Governo, ma la fanno ancora più direttamente, e con scelleratezza. Dalla deposizione di sei galeoti qui arrestati, si è saputo che seimila, e quattrocento di questa brava gente educata nelle Galee, sieno stati immessi nel nostro suolo. L'indolenza, l'inesattezza delle Città, e luoghi marittimi han lasciato passar costoro senza passaporto. Questi sei, sono sbarcati, non ha molti giorni fra Baja, e Pozzuoli , han percorso un estensione di Paese di circa cento miglia senza esser molestati, e finalmente la Municipalità di Castelluccio in queste nostre vicinanze gli arresta. I disordini di questo nostro dipartimento non sono piccioli; non vi è spirito pubblico; si disprezza l'attuale sistema, ed alcune notizie allarmanti ci fanno stare nella massima inquietudine. Le autorità costituite composte la maggior parte di scellerati, ed Aristocratici tacciono, ed insultano la pubblica miseria. Un cittadino del dipartimento del Sele ci scrive di esser stato fatto Giudice di pace, e che volendo ben servire la patria, e non sapendo le sue incombenze, gli procurassimo le necessarie istruzioni dal Governo. Ma siccome non sappiamo che siansi ancora pubblicate, invitiamo il Governo a presto pubblicarle . Si comincia ad aver qualche schiarimento su' fatti dell'Adige. Si dice, che mentre il General Moreau Comandante del centro aveva valorosamente battuti, e respinti gli Austriaci, questi respingendo a vicenda le due ale dell'Armata Francese, e penetrando pel canale bianco, avean girato e preso Moreau alle spalle; ma egli slanciandosi come un fulmine su loro gli batté, e gli distrusse, dandogli la sanguinosa battaglia, che abbiamo riferita nell'altro numero. Ecco le notizie, che abbiamo da Milano. Milano 13. Germile. Non si è confermata la presa di Verona, si conferma bensì, ch'essa è assediata dalle armi Repubblicane. Alcuni vogliono, che i Cesarei abbiano un campo trincerato a Caldiero, cioè sette miglia distante, all'Oriente; altri che siano tutti concentrati in Verona; nulla si sa di certo. Certissima, e con lettera ufficiale diretta dal medesimo gen. Massena, a questo Commissario Hullin è la notizia dell'intera disfatta del Gen. Laudon a Senflor tra Bolzano, ed Inspruck nel Tirolo con circa 6000. prigionieri, tutta l'artiglieria, bagagli, munizioni & c. Lettere della Svizzera portano eziandio l'intera sconfitta del Principe Carlo verso Ulm, e Bregentz. Ne attendiamo la conferma. Si è qui ordinato per arruolamento volontario un corpo franco di 900. uomini ne' due dipartimenti del Serio, e del Mella, il quale sarà organizzato sul piede di un battaglione di truppa di linea. Merita intanto, che si riferisca, per giusta sua lode, e per esempio di ogni contrada, e di ogni comune d'Italia il generoso slancio di patriottismo di tutto in generale il popolo di Bologna.
Bologna 10. Germile. Estratto dal Relatore Bolognese. «Erasi sparsa per Bologna la trista nuova del passaggio de' Tedeschi fatto sul Po alla volta di Ferrara. Gli Aristocratici ne gioivano, e riguardavano i patrioti col più deciso disprezzo. Il popolo fremea di sdegno all'udire il pericolo che gli sovrastava. I patrioti sapendo, che la riva del Po era sprovveduta di artiglieria, e che era guardata da' Piemontesi, entrarono anch'essi in timore, e cominciarono a spargersi per le popolari adunanze, per esplorare il sentimento comune. Vorrem noi starcene neghittosi, e lasciarci imporre da una banda di Satelliti d'un tiranno? No, rispondeva il popolo dovunque, vogliam difenderci. Andate dalle autorità, si sentiva quà e là esclamare, ditele la universale risoluzione. Sei patrioti allora portano i voti popolari all'Amministrazione centrale. Ma sul riflesso, che lo spedire colà un popolo senza una lunga istruzione, e molto più senza capi è lo stesso, che condurlo al macello, piacque piuttosto a' patrioti, ed alle autorità, che il Vice comandante della Piazza scrivesse al Gen. Gaulthier che quanti uomini volesse di Guardia Nazionale marcerebbero sotto la sua divisione, perché egli potesse spedire a Bologna le brave truppe che lo hanno seguito in Toscana; la lettera si scrisse, e si spedì una staffetta a Firenze. «Sentita la risoluzione della Centrale, ben 2 m. Cittadini corrono alle loro case per prepararsi alla marcia. Ed, oh spettacolo consolante al cuore de' Repubblicani! Appena il sanno i giovanetti delle scuole primarie, che s'istruiscono nel Militare, accorrono dall'Ispettore delle medesime, e protestano di voler in luogo de' suoi fratelli, che vanno in Toscana far il servizio della Guardia Nazionale, e lo invitano a procurare, che anche nel giorno di Decade possano esercitarsi nelle Militari evoluzioni. Di quali speranze può a ragione lusingarsi la patria da un atto così generoso? Qual giorno può esservi di questo il più consolante per l'umanità rigenerata? «Arrivarono poi le vere notizie da Ferrara. Esse sono; che i Tedeschi da qualche giorno si faceano vedere all'altra riva del Po. Nel giorno 9. apportarono essi due pezzi d'artiglieria contro una barca cannoniera Cisalpina, che con pochi colpi di cannone calò a fondo. Raccoglievano dippiù quante barche loro riusciva di trovare, e sembrava, che volessero tentare il passaggio in due punti, uno de' quali era alla Zocca. Fattasi notte ad alcune pattuglie Piemontesi, che guardavano la nostra Riva, parve di vedere ne' punti sudetti uno straordinario movimento. Esse con un datum gambis velocissimo portaronsi a Ferrara; e o fosse timore, o fosse per dar ragione alla loro fuga, fecero il rapporto, che il passaggio de' Tedeschi s'effettuava, e che a quell'ora sarebbero passati in circa 400. soldati. «Il fatto si è, che gli Austriaci non hanno occupati, che i paesi di là del Po; né si son sognati di passarlo ancora. Ciò che si sa, sono le crudeltà inudite, che commettono coloro in que' miserabili paesi da essi occupati. In alcune case di contadini hanno uccisi i teneri pargoletti nelle braccia di alcune Madri, che ricusarono prestarsi alle loro brutalità. In alcune stalle rustiche entrati, hanno uccise le bestie unicamente per compiacersi della desolazione delle piangenti famiglie. E quel scellerato dell'ex Cardinale Mattei va quà e là per le chiese campestri a pregar nelle Messe, e nelle pubbliche orazioni per la felicità delle armi della coalizione. Egli è stata la causa de' disordini, che sono stati a Castel Guglielmo, e a Trecenta, avendo coll'arte infame dell'impostura eccitato il popolo al l'insurrezione; per cui tutto è discordia, e anarchia, e la vita di alcune autorità costituite, è stata sacrificata al furor popolare. «Ma Ferrara è ormai in istato nuovamente d'una rispettabile difesa. Le truppe vi sono accorse da tutti i paesi circonvicini. La riva del Po si guarnisce di nuova artiglieria.
E’ passato per quì scortato da Guardie Francesi Ferdinando già Duca di Toscana ch'è ripartito alla volta di Ferrara. Al Papa è stato destinato il soggiorno di Parma, non avendo potuto trasportarsi In Besanzon a cagione de' suoi incommodi . Notizie di Caglieri annunciano, che Sardegna si ha ricevuto il suo Re. Molti fogli d'Italia fan viaggiare il nostro buon Arcivescovo, il quale sereno e tranquillo passa i suoi giorni alla testa del suo gregge. |
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