Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Carlo Maria Martini: il mio ricordo

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La notizia della morte del card. Carlo Maria Martini, verificatasi alcuni mesi fa, mi ha rattristato. Ci ha lasciato una persona certamente non comune per la bellezza del suo apostolato e per la sua cultura, che lo ha fatto uno dei più grandi biblisti del nostro tempo.

A me interessa ricordarlo come una persona che aveva un grande rispetto per gli altri, come colui che ha messo in cattedra quanti la pensavano diversamente da lui, cristiani non cattolici, ebrei, mussulmani, buddisti e persino gli atei. Era un vero uomo del dialogo, inteso come strada di conoscenza e di incontro per la ricerca comune della verità.

Egli testimoniava la sua fede ma umilmente lasciava a Dio l’opera più complessa della conversione. C’era in lui un senso di apertura nonviolenta e una volontà  di amore che raggiungevano tutti. L’ hanno amato persino i terroristi che, per la fiducia che egli riscuoteva, deposero le loro armi nel Duomo di Milano.

 

Egli era stato uno dei fautori del Concilio Vaticano II, ma sognava un nuovo Concilio, perché voleva una Chiesa in piena sintonia con il messaggio del Vangelo.

Nella corrispondenza che ho avuto con lui mi ha sempre colpito la semplicità delle risposte, che mi giungevano dall’Arcidiocesi di Milano.

Le sue lettere erano senza intestazioni o scritte appariscenti. La sensazione che provavo era quella di essere in contatto con una persona umile, non amante degli sfarzi e disposto a un rapporto amichevole.

Io gli inviavo i miei libri delle Edizioni dell’Amicizia ed egli rispondeva sempre. Una volta si firmò addirittura “Carlo Maria”.

Tanto era grande la mia stima per lui che ebbi l’ardire di invitarlo ad essere presente ad una manifestazione in Agnone.

 

Queste le parti essenziali  del testo della lettera che gli inviai in data 27 gennaio 2005:

“Eminenza, quand’Ella era Arcivescovo a Milano io Le inviai alcuni miei libri, tra cui uno di preghiere intitolato Nelle Tue mani, o Signore. Ricordo sempre la Sua gentilezza nel rispondermi. Poi Le sono stato sempre spiritualmente vicino, perché vedo in Lei una chiesa umile, aperta, democratica e fraterna…

Ho pubblicato da poco un libro intitolato Il volto della nonviolenza. Le invio gioiosamente una copia con dedica. Si tratta di una pubblicazione che sinteticamente mette a fuoco il valore e la prassi dell’amore, depurato da qualsiasi violenza… L’amore nonviolento non può che  indicarci la strada della giustizia, della pace, della santità e della salvezza.

Il Comune di Agnone ha pensato di fare una presentazione al pubblico di questo mio libro. Ad essa parteciperanno oltre al Sindaco e al Vescovo della mia Diocesi, rappresentanti del mondo cattolico e nonviolento italiano.

La spiritualità e i sentimenti che mi legano a Lei mi danno il coraggio di chiederLe di essere presente ad Agnone durante la presentazione di questo mio libro con un suo libero intervento sul tema dell’amore. Lo so che è una proposta un po’ ardita. Ma quando si è animati dal vero amore è possibile che saltino tutte le difficoltà per ritrovarsi insieme come fratelli."

Egli così rispose: “Gentile Remo de Ciocchis, la ringrazio di cuore per avermi inviato il suo nuovo libro Il volto della nonviolenza e per la dedica. Sono lieto di sapere che sarà presentato al pubblico, e tuttavia non posso accettare l’invito dal momento che, per principio, non partecipo mai a presentazioni di libri. Confido nella sua comprensione e, ricordandola nella preghiera, la benedico. Suo Carlo Maria Martini. Ariccia, 22 febbraio 2005”.

Prevedevo la sua risposta di non accettazione perché la sua segretaria dal convento gesuitico di Ariccia telefonicamente ebbe a dirmi che raramente il card. Martini partecipava a manifestazioni, che il suo pensiero era di ritornare quanto prima a Gerusalemme per i suoi studi biblici e che anche la sua salute lasciava a desiderare.

Le sue lettere sono tra quelle che conservo caramente. Egli nella mia memoria rimane uno dei rari uomini di Chiesa veramente nonviolenti, così come lo è anche stato mons.  Helder Camara, arcivescovo di Recife.

Il card. Martini rappresentava il volto della Chiesa così come vorremo che fosse. Egli voleva una chiesa non integralista, meno autoritaria, più collegiale, aperta al mondo, non pomposa, non ridondante di ricchezze e rispettosa degli altri modi di pensare.

In una sua ultima intervista ha parlato di una chiesa da svecchiare, perché sarebbe, per certi aspetti, indietro di almeno due secoli.

Era certamente un gesuita particolare, che al senso di obbedienza tipico del suo ordine, affiancava una capacità di riscoperta, tramite i suoi studi biblici, dell’autentico spirito cristiano spesso in contrasto con le deviazioni verificatesi nella chiesa durante la storia.

Nell’ultimo conclave era tra i papabili, ma egli evidenziò umilmente la sua non disponibilità per motivi di salute. Egli meritava certamente di essere papa, e se lo fosse diventato sarebbe stato un pontefice del tutto vicino al vero spirito evangelico. Lo resterà comunque nel cuore di quanti ne hanno apprezzato le virtù e il carisma.

Mi hanno colpito queste sue parole, pronunciate, dopo tanto impegno, in tarda età:  "Un tempo avevo sogni sulla Chiesa. Una Chiesa che procede per la sua strada in povertà ed umiltà. Una Chiesa che non dipende dai poteri di questo mondo. Una Chiesa che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto. Una Chiesa che infonde coraggio soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i 75 anni ho deciso di pregare per la Chiesa."

Ciò significa che, malgrado i nostri sforzi, di fronte  al poco realizzarsi dei nostri desideri  non rimane che pregare Dio perché intervenga a realizzarli. La fede e l’impegno che il  card. Martini ha manifestato, resteranno però un esempio eroico di santità in un mondo e in una Chiesa che tendono a contraddirsi e a non adeguarsi decisamente al vero spirito evangelico.

Ora che egli riposa nel Duomo di Milano, nella sede prestigiosa che fu di S. Ambrogio, di cui è stato un degno successore; ora che egli rimarrà in eterno nel cuore soprattutto della sua gente lombarda che ha tanto amato, noi rivolgiamo la nostra implorazione al Signore che ci dia altri sacerdoti come il card. Carlo Maria Martini, che ha fatto del rispetto la sua forza e ci ha lasciato sognare, prendendo ispirazione dai grandi ideali e contemplando il valore dell’amore e la bellezza del Regno di Dio. Saranno sacerdoti come il card. Carlo Maria Martini che potranno aiutare la Chiesa a rigenerarsi e tutti noi ad essere moralmente e religiosamente migliori.

 

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