Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Quel totalitarismo ancora ignorato

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Marina Ivanovna Cvetaeva (1892-1941)Mentre si conosce tanto sul totalitarismo fascista e quello nazista, ancora poco si sa sul terzo totalitarismo del Novecento, quello comunista anzitutto russo, dei paesi dell’Est, delle appendici dell’Ovest. Esso si prolunga tragicamente ancora oggi, perchè sono strutturati secondo il comunismo paesi come la Cina, la Corea del Nord, Cuba.

La enormità di questo totalitarismo rosso è data non solo dalla sua durata temporale e dal fatto che esso è stato il primo e gli altri sono nati anche come conseguenza e contrapposizione ad esso, pur se anche formalmente alleati dal 1939 al 1941 col patto Ribbentrop-Molotov,  ma anche dal fatto che esso ha coinvolto non solo il più grande paese geografico della Terra, ma ha condizionato la vita degli altri paesi e, con i suoi eredi ed epigoni, continua a condizionare la vita di molti paesi della Terra.

Questa sua forza  e questa sua capacità di condizionamento ancora attuali sono segnalate dal fatto che, mentre  vi è stata una Norimberga per i giganteschi e disumani crimini del nazismo, non vi è stata una Norimberga per i crimini giganteschi e disumani del comunismo.

Centinaia di milioni sono state le immani tragedie e le storie disumane di quel totalitarismo ed esse, con quelle fasciste e con quelle naziste, andrebbero indagate e narrate e fatte conoscere all’umanità, per avere il quadro del demoniaco che ha dominato il Novecento, cioè ieri, e che può quindi risorgere e imperversare anche oggi o domani.

Invece dominano, in modo lucidamente machiavellico, gli stordimenti planetari dei mezzi di comunicazione di massa, clericali, sportivi, criminali, di cronaca fatua quotidiana, ad arte sempre gonfiati, nei quali sono impigliati come mosche nelle reti dei ragni i miliardi di poveri uomini e donne tenuti nella precarietà e nell’ignoranza nella loro brevissima esistenza e quindi impossibilitati a capire veramente alcunché di autentico vero e profondo della tragica storia umana.

Se ne racconta una: quella dell’ebreo Sergej Jakovlevič Efron e di sua moglie, la poetessa Marina Cvetaeva ortodossa, una delle voci più originali della poesia russa del Novecento, nata a Mosca nel 1892.

Ella era figlia  di Ivan, professore universitario di storia dell’arte e fondatore del Museo Puskin di Mosca. Si sposarono nel 1912 ed ebbero due figlie Irina e Ariadna.

Serghej non accettò il sostanziale “colpo di stato comunista” di Lenin dell’ottobre 1917, compiuto contro il governo del socialdemocratico Kerenskij della finalmente repubblicana, libera e democratica Russia, miracolo storico nella secolare storia assolutista,  che aveva abbattuto con la memorabile rivoluzione popolare del febbraio 1917 la monarchia autocratica zarista di Nicola II, con Lenin, poi mitizzato, che se ne stava tranquillo in Svizzera (e che solo successivamente, per interesse machiavellico dei tedeschi, in guerra con la Russia di cui occupavano atrocemente parti del loro territorio, fu aiutato a tornare a Mosca).

Serghej combattè anzi l’Armata Rossa in Crimea come ufficiale ‘bianco’. La povera Cvetaeva, sola con le figlie, visse gli anni terribili di guerra civile successivi al 1917 e vide morire di fame la prima figlia Irina. Andò via dalla Russia nel 1922, portandosi a Praga, dove si ricongiunse col marito. Nel 1925 nacque Gheorghi, sempre chiamato Mur, e nel 1926 la famiglia riuscì a trasferirsi a Parigi, dove per vivere Serghej fece diversi e umili mestieri e Marina i lavori più stressanti

Serghej entrò o fu costretto ad entrare nel terribile Sevizio Segreto Comunista e la famiglia seguì il nuovo orientamento politico

Efron prese parte al pedinamento e all'organizzazione dell’uccisione di Ignatij Rejs (o Poreckij), vice-direttore pentito, di fronte alle purghe staliniane (che produssero storicamente  la morte di milioni di esseri umani innocenti), del Servizio segreto comunista in Occidente con sede in Olanda, il cui corpo, crivellato dalle pallottole, fu trovato nella periferia di Losanna il 4 settembre del 1937.

La magistratura svizzera ne chiese l’estradizione, che il governo francese negò. Serghej si rifugiò allora nella vicina Spagna repubblicana.

Di qui tornò a Mosca nel terribile clima staliniano, raggiunto dalla moglie Marina e dai figli Ariadna e da Mur nel giugno 1939. Ma ad agosto la  figlia Ariadna fu arrestata e spedita in un lager comunista per otto anni, tornando a Mosca nel 1948, soltanto per essere rispedita al campo di Tuchuramsk con una condanna a vita.

Liberata nel 1955, morì dieci anni dopo. Anche la sorella di Marina Cvetaeva era stata mandata in un gulag.

Serghej fu arrestato ad ottobre e dopo due anni fu fucilato per la sua storia personale complicata e soprattutto perché sapeva troppo. Mur cadde  a 19 anni sul fronte occidentale il 18 giugno 1944 in un reparto di punizione, data la sua origine familiare.

La madre, la grande poetessa Marina Cvetaeva, si impiccò il 31 agosto 1941 e fu gettata in una fossa comune.

 

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