Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

I volontari ebrei combattenti nella guerra civile spagnola e la compagnia Botwin

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Pochi conoscono il contributo degli ebrei alla Guerra di Spagna del 1936-1938. Nelle Brigate Internazionali, che contarono un totale di 35-40 mila volontari, gli ebrei furono 7.760 (388 italiani, tra i quali Carlo Rosselli, Leo Valiani, Sergio Ali, Aldo Jacchia), più di ogni altro contingente nazionale, ad eccezione dei francesi, che erano 8.500 (di cui però 1.043 ebrei).

Proprio nel corso di quel conflitto si costituì, nel 1937, il primo nucleo organizzato di soli combattenti ebraici della storia del Novecento, la compagnia “Botwin” (forse anche sulla base di quel modello, qualche anno più tardi si sarebbe formata la Brigata ebraica, che si fece onore nella campagna d’Italia del 1944-1945).

A ricostruire la storia è un prezioso volumetto di Gianfranco Moscati e Gustavo Ottolenghi, “I volontari ebrei combattenti nella guerra civile spagnola e la compagnia Botwin”, che propone in appendice immagini e documenti inediti della Collezione Gianfranco Moscati, conservati presso l’Imperial War Museum di Londra.

L’idea di una compagnia ebraica venne al polacco Albert Nahumi Weiz che, nel maggio 1937, ad Albacete, riuscì a radunare 15 volontari ebrei provenienti da altre formazioni, ispirandosi per l’organizzazione al gruppo fondato da Max Friedemann a Madrid nel 1935, composto solo da ebrei, costituito in difesa dell’ordinamento repubblicano spagnola minacciato dalla componente fascista alle Cortes e intitolato ad Ernst Thaelmann, primo segretario del partito comunista tedesco, ucciso dai nazisti a Monaco nel 1933.

Nel dicembre del 1937 i volontari ebrei erano saliti a 80, della più diversa nazionalità, e per iniziativa dello stesso Nahumi e di Gershom Dua-Bogen, Janek Barwinski e Stakh Matuszaczack, si costituì a Tardienta la “Compagna ebraica combattente”, che fu ufficialmente aggregata alla 2ªCompagnia del Battaglione Palafox della 13ª Brigata polacca Dombrowski, che faceva parte delle Brigate Internazionali.

La compagnia fu intitolata a Naftali Botwin, giovane polacco di 18 anni, membro di un sindacato comunista, impiccato nell’agosto 1925 a Varsavia e raccolse volontari ebrei polacchi, spagnoli, belgi, greci, tedeschi e un italiano (Elias Bendith Cohen), sino a raggiungere un organico massimo di 152 uomini, di cui solo la metà scampò alla fine della guerra. Tutti i suoi sette comandanti, tranne l’ultimo, morirono in combattimento contro i franchisti, tra il gennaio e il settembre 1938.

Ottolenghi ci ricorda che la compagnia partecipò ad alcune delle battaglie più importanti della guerra civile spagnola. Tra le imprese più importanti, si possono citare la distruzione del ponte sul Guadalquivir (che poi avrebbe ispirato Ernst Hemingway per il protagonista del romanzo “Per chi suona la campana”), l’occupazione di Cordoba, il deragliamento del treno di Los Rosales, la liberazione di prigionieri a Motril e la cattura di un intero stato maggiore franchista a Tremp. I fotografi ebrei Robert Capa e Gera Taro (caduta a Gualajara) ritrassero numerose azioni della compagnia per i loro reportage di guerra.

Gli ebrei che morirono in guerra in Spagna nelle Brigate Internazionali furono 265, di cui 86 italiani e 66 della compagnia “Botwin”. Atri 43 ebrei italiani parteciparono al conflitto militando nelle divisioni italo-spagnole di Mussolini e di Franco e di essi 7 caddero in combattimento.

Un cippo a ricordo dei combattenti della “Botwin” caduti sul campo si trova oggi in un parco di Barcellona e fu inaugurato nel 1990 alla presenza dell’allora presidente di Israele Chiam Herzog.

 

 

Mario Avagliano

 

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