Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

1860, il re in fuga e i napoletani a teatro aspettando Garibaldi

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In una "protesta", datata 6 settembre 1860, firmata dal re Francesco di Borbone e dal “ministro d’affari esteri” Giacomo De Martino, si legge:


“(…) Forti sui nostri diritti fondati sulla storia, sui patti internazionali e sul diritto pubblico europeo, mentre Noi contiamo prolungare, sinché ne sarà possibile, la nostra difesa, non siamo meno determinati a qualunque sacrificio, per risparmiare gli orrori di una lotta, e dell’anarchia a questa vasta metropoli, sede gloriosa delle più vetuste memorie, e culla delle arti e della civiltà del reame. In conseguenza Noi moveremo col nostro esercito fuori delle mura, confidando nella lealtà e nell’amore dei nostri sudditi, pel mantenimento dell’ordine e del rispetto dell’autorità. (…)”

Intanto i rappresentanti degli altri Paesi che si trovavano a Napoli, erano incerti sul da farsi: andare via al seguito del re oppure seguirlo successivamente?

La Spagna, in persona di Bermudez, aveva già fatto sapere, telegrafandolo al suo Governo, che se non fosse stato abilitato a seguirlo ufficialmente, lo avrebbe comunque fatto, in privato. Fu autorizzato a scortarlo a Gaeta, con due navi già nel porto.

Ciò accadde anche con molti altri Paesi. Solo la Francia e l’Inghilterra, in persona dei loro ministri a Napoli, non furono abilitati a seguirlo. Alla fine della vicenda i rappresentanti dei Paesi europei da Gaeta accompagnarono il re a Roma

Nello stesso periodo Giuseppe Garibaldi telegrafa a Liborio Romano:


“Al signor Ministro dell’interno e della Polizia. Napoli

 

Appena qui giunge il sindaco ed il comandante la Guardia Nazionale di Napoli, che attendo, io verrò fra voi. In questo solenne momento vi raccomando l’ordine e la tranquillità, che si addicono alla dignità di un popolo, il quale rientra deciso nella padronanza dei propri diritti.
Il dittatore delle Due Sicilie
Giuseppe Garibaldi”

In questa fase Napoli è tranquilla. I teatri sono quasi tutti in funzione, anche se non molto frequentati. Al San Carlo, che gode di gran fama europea, si rappresenta l’opera “Il folletto di Gressy” e il ballo “Margherita Gauthier”. Al San Carlino si dà “Le finte inglesi”; al Sebeto e alla Fenice “La battaglia di Tolosa”; ai Fiorentini “Michele Perrin”.

Liborio Romano riscontra il telegramma di Garibaldi:

“All’invittissimo general Garibaldi, dittatore delle Due Sicilie,
Liborio Romano, ministro dell’interno e della polizia:

Con la maggior impazienza Napoli attende il suo arrivo per salutarla il redentore d’Italia, e deporre nelle sue mani i poteri dello Stato e i propri destini.

In questa aspettativa, io starò saldo a tutela dell’ordine e della tranquillità pubblica: la sua voce da me già resa nota al popolo, è il più gran pegno del successo di tali assunti.
Mi attendo ulteriori ordini suoi, e sono con illimitato rispetto.
Di Lei dittatore invittissimo
Liborio Romano”

Nel tempo richiesto affinché questi messaggi venissero scritti e letti, il re comunicava agli equipaggi di varie navi che sarebbero andate in crociera tra Cuma e Procida: era l’unico modo per tranquillizzarli, giacché temevano che non sarebbero mai più tornati a Napoli.

Nottetempo il re con il suo seguito si dirigeva verso Gaeta a bordo del “Messaggero”. Nel canale di Procida incrociò le fregate “Fieramosca”, “Ruggiero”, “Sannita” e “Guiscardo”, comandate dal capitano Carlo Longo, a bordo del “Fieramosca”.

Il viaggio fu caratterizzato da un mesto silenzio a bordo delle navi.

UN MANIFESTO
AL POPOLO NAPOLETANO

Cittadini!

Chi vi raccomanda l’ordine e la tranquillità in questi solenni momenti è il liberatore d’Italia, è il generale Garibaldi. Osereste non essere docili a quella voce, cui da gran tempo s’inchinano tutte le genti italiane? No, certamente. Egli arriverà fra poche ore in mezzo a noi, ed il plauso che ne otterrà chiunque avrà concorso nel sublime intento, sarà la gloria più bella cui cittadino italiano possa aspirare.
Io quindi, miei buoni concittadini, aspetto da voi quel che il dittatore Garibaldi vi raccomanda e aspetta.

Il Ministro dell’Interno e della Polizia Generale
Firmato LIBORIO ROMANO

Per approfondimenti si veda: "L’attesa e il naufragio", Raffaele De Cesare, Capone Editore & Edizioni del Grifo, testo che fu anche allegato quale supplemento a IL MATTINO. Vi si rinvengono pure i documenti richiamati nonché parte delle notizie qui utilizzate.

DUE DELLE OPERE CHE ATTIRAVANO I NAPOLETANI A TEATRO IN QUEGLI ANNI

MARGHERITA GAUTHIER

Parigi, 1847. Margherita Gauthier è una straordinariamente bella cortigiana di umili origini. Ella spende il proprio denaro frequentando salotti dell’alta società.

Una sera è a teatro per incontrare il ricco barone de Varville. Conosce per caso l’affascinante Armand Duval, che si innamora perdutamente di lei. Sei mesi dopo, Margherita ed Armand si ritrovano e fra loro scoppia la passione…

La vicenda è tratta da “La signora delle camelie”, romanzo scritto da Alexandre Dumas figlio, da cui sono ispirate molte altre opere e anche “La traviata” di Giuseppe Verdi. Sono state moltissime, oltre venti, anche le riduzioni cinematografiche e televisive.

Fra queste, la più nota è quella diretta da George Cukor nel 1936, intitolata “Margherita Gauthier” (in originale era “Camille”), con la “divina” Greta Garbo a impersonare la signora delle camelie e Robert Taylor a dare corpo allo spasimante Armand Duval. È uno dei film di amore che più ha appassionato nella storia del cinema.


LA BATTAGLIA DI TOLOSA

“La battaglia di Tolosa”, rappresentata all’epoca al Teatro dei Fiorentini, restituisce gli echi della battaglia combattuta tra il duca d’Aquitania, alleato ai Franchi di Neustria, e i Mori di Spagna, nel 721.

I saraceni, dopo la conquista del regno dei Visigoti, nella penisola iberica, organizzarono una spedizione in Settimania, ultimo baluardo di resistenza Visigota. La spedizione, guidata dal Wali di al – Andalus, governatore di Spagna, l’emiro Al-Samh ibn Malik al Khawalani.

Con l’entrata dei Saraceni in Aquitania, il duca Oddone il Grande, responsabile della difesa dei confini meridionali del regno di Francia, comprende che le sue forze, costituite sia da Aquitani che da Baschi, non bastavano.

Pertanto si accentrò a Tolosa che venne assediata. Chiese aiuto a tutti i regni Franchi. Carlo Martello, non potette intervenire con le sue forze migliori, quelle dell’Austrasia giacché in lotta contro i Sassoni. Oddone si appellò ai Franchi di Neustria e ai Burgundi che aderirono.

Con il suo contrattacco a sorpresa mise alla fuga i Saraceni lasciando sul campo di battaglia migliaia di loro soldati. Da questa vicenda prese nome la Via dei Martiri, documentata da scavi effettuati ne 1874 con cui si ritrovò il luogo esatto della battaglia, grazie al rinvenimento dei resti di un cavaliere armato e del suo cavallo.


NOTA

Il Teatro dei Fiorentini era il più famoso teatro d’opera napoletano, nel XVIII secolo. Quando fu chiuso era il teatro più antico di Napoli; venne fondato nel 1618 e prese il nome dalla vicina Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Nei primi cento anni vi furono rappresentate solo opere in prosa. Dal 1706, per uscire dalla crisi da scarsa qualità delle opere, vi venivano rappresentate scadenti commedie spagnole, venne convertito in teatro d’opera. Ciò ne segnò il successo nazionale.

 

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