Megalomania e potere, una temibile associazione
Megalomania è una parola moderna che deriva dal greco megalo (grande) e mania (pazzia); ha una popolarità in rete piuttosto ridotta, circa 3milioni e mezzo di item. L'etimologia di potere, che ha una popolarità nettamente maggiore,130 milioni di item, è riconducibile direttamente al verbo latino poteo. Megalomania, detta anche delirio di grandezza, è definita come la tendenza ad atteggiamenti di grandiosità, a imprese sproporzionate alle proprie forze. Dal punto di vista strettamente psichiatrico è una malattia mentale che non consente una vita normale, molto vicina alla paranoia. Anche quest’ultima è caratterizzata da deliri di grandezza, mentre è usata, in modo erroneo, specie nel mondo giovanile, per indicare una situazione di” confusione mentale”. Una interpretazione “benevola” di megalomania, non strettamente psichiatrica, talora usata nel linguaggio comune, è quella riferita a sogni di grandezza che possono comparire anche in persone normali. Il professore di psichiatria all’università ricordava a noi studenti che tutti possiamo avere disturbi mentali, ad esclusione di quelli schizofrenici, senza cessare di essere persone normali Si può sognare di divenire un grande condottiero, un insigne scienziato, un eccelso artista o di compiere imprese straordinarie; qualche volta i sogni si realizzano, ma di solito scompaiono al confronto con la realtà. Potere indica la capacità di “poter fare qualcosa”, ma anche “imporre il proprio volere a qualcun altro”. É definibile con numerosi aggettivi: politico ed economico, religioso e laico, militare e civile, morale, seduttivo, etc. Ha segno positivo come quello dei genitori che “impongono” ai figli l’obbligo scolastico, oppure quando esistono responsabilità decisionali definite come nel caso di giudici, medici, o insegnanti. In un Paese democratico esistono leggi che lo regolano e spetta alle istituzioni il compito di mantenere lo svolgersi della vita civile. Il potere ha segno negativo se associato a irragionevolezza e sopraffazione o assenza di motivazioni etiche. Leggi tutto: Megalomania e potere, una temibile associazione La libertà di espressione va garantita a tutti
È sempre utilissimo rileggere il celebre saggio “Sulla libertà”, che il filosofo inglese John Stuart Mill diede alle stampe nel 1859. Il libro, infatti, è tuttora un classico del liberalismo nella sua forma più pura. In esso Mill chiarì che in ogni tipo di società la libertà individuale è un valore imprescindibile. Compito dello Stato è garantire e proteggere tale libertà, intervenendo quando viene minacciata da coloro che intendono negare i diritti dell’individuo. Ne consegue che ognuno deve essere libero di poter esprimere le proprie opinioni anche se non sono gradite ad altri. Si può discutere all’infinito sulla validità di una certa idea. Ciò che non si può fare, invece, è costringere qualcuno, usando una forma di coercizione, a rinunciare alle proprie tesi per adottarne altre difese da individui che la pensano in modo diverso. A ben guardare, anche nel mondo odierno è proprio questa la discriminante che separa le nazioni autoritarie da quelle che adottano la democrazia liberale. Ognuno, secondo Mill, deve poter esprimere le proprie inclinazioni, e deve vivere la propria esistenza in modo autonomo, senza essere costretto a rinunciarvi perché costretto a farlo da qualche autorità che si ritiene depositaria di una Verità superiore.
La cappella della Sommaria in Castel Capuano
La politica accentratrice del Vicerè di Napoli Pedro de Toledo negli anni del suo mandato, dal 1532 al 1553 (anno della morte), si concretizza nella riorganizzazione della burocrazia del “Regnum”: decise, infatti, di spostare in un’unica sede tutti i tribunali sparsi per la capitale, scegliendo allo scopo l’antica fortezza normanna di Castel Capuano e trasferendovi la Gran Corte della Vicaria, il Sacro Regio Consiglio e la Regia Camera della Sommaria. Adiacente a quest’ultima si trova una cappella di 7x5 metri e copertura a volta, le cui decorazioni rappresentano il maggior esito della pittura di Pedro de Rubiales, pittore spagnolo attivo alla metà del secolo tra Roma e Napoli, che dall’estate 1548 affrescò la volta e le pareti con Storie cristologiche e allegorie, mentre per l’altare dipinse una tavola a olio con una Pietà. Ma chi era costui? Questa personalità ha rappresentato per la critica un problema di natura storiografica che solo a partire dalla seconda metà del Novecento ha trovato una soluzione; infatti, la confusione biografica delle fonti aveva sovrapposto al nome di Rubiales quello di un altro pittore spagnolo, chiamato Francesco Ruviale, detto il Polidorino per essere stato discepolo di Polidoro da Caravaggio a Napoli nel 1527. Stefano Turr e le storie parallele d’Italia e Ungheria
La figura di Stefano Turr, patriota ungherese, generale con Garibaldi, emerge nella storia del Risorgimento italiano per l’intensa attività svolta in campo militare e politico. Inizia con lui una serie di eventi paralleli nella storia dell’Ungheria e dell’Italia che merita di essere considerata. Vi è inoltre una motivazione del tutto personale per ricordarlo, di abitare da molti anni in una via di Firenze a lui dedicata. Stefano Turr nacque l’11 agosto 1825 a Baja, una cittadina dell’Ungheria meridionale. Entrò nell’esercito asburgico, raggiungendo il grado di tenente; allora l’Ungheria non era indipendente, ma faceva parte dell’impero austroungarico. Nel 1848 era con il suo reggimento in Lombardia quando in Ungheria scoppiò la rivoluzione per l’indipendenza. Turr disertò e si unì l’anno successivo all’esercito sabaudo. Nominato luogotenente, fu tra gli organizzatori di una legione ungherese che partecipò nella prima guerra d’indipendenza nel 1849. Leggi tutto: Stefano Turr e le storie parallele d’Italia e Ungheria Il generale D'Apice e l'autonomia trentina
Domenico D'Apice nacque a Napoli il 30 gennaio 1792 da Giovan Battista, ricco commerciante partenopeo. Nel 1799 a soli 7 anni accolse con gioia gli insorti della Repubblica Napoletana. Nel 1820 si arruolò nella guardia nazionale col grado di tenente di cavalleria per difendere il nuovo regime costituzionale. La guardia nazionale, istituzione moderna e indipendente, serviva a difendere il Parlamento contro ogni minaccia proveniente dall'esterno o anche dall'interno del Regno, finanche il governo stesso che disponeva dell'esercito e delle forze dell'ordine. La guardia nazionale fu poi sciolta il 19 marzo 1821 dopo l'occupazione delle truppe austriache. Fuggito all'estero, fu prima in Spagna al fianco dei costituzionali di Catalogna, poi passò in Francia dove fu arrestato dalla polizia. Dopo otto mesi sbarcò in Inghilterra dove entrò nella carboneria ed allo stesso tempo dava lezioni d'italiano per sopravvivere. La carboneria era una società segreta nata con lo scopo di far cadere la monarchia austriaca considerata il “carcere dei popoli”.
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